di Mario Bozzi Sentieri

La grave, gravissima aggressione – perché di questo si è trattato – nei confronti della Ministro Eugenia Roccella, a cui è stato impedito di presentare un proprio libro al Salone di Torino, ha reso ulteriormente manifesta non solo l’intolleranza del radicalismo di sinistra (abilmente mimetizzato dietro varie sigle di copertura) quanto soprattutto la tecnica del depistaggio, ultima spiaggia di una sinistra politica, culturale e giornalistica sul viale del tramonto. Siamo – di fatto – alla misdirection, la “manipolazione di interesse”, in uso nel mondo dell’illusionismo, utilizzata dai maghi per distrarre l’attenzione del pubblico, fuorviando i sensi dello spettatore al fine di schermare l’individuazione di alcuni essenziali dettagli per i quali è richiesto il segreto. “La vera abilità del mago sta nell’abilità che egli esibisce nell’influenzare la mente degli spettatori” – ha scritto l’illusionista e scrittore Dariel Fitzkee. A leggere le cronache giornalistiche, i commenti e le interviste sul “caso Roccella” pare di essere proprio su una sorta di palcoscenico dell’illusionismo mass mediatico, dove a dettare i commenti è la “tecnica del depistaggio” piuttosto che la realtà di quanto accaduto: l’avere impedito al ministro della Famiglia e delle Pari opportunità di parlare al Salone del libro di Torino, tempio del pluralismo culturale, del dibattito e del confronto. Ecco allora che, dopo avere formalmente stigmatizzato la prevaricazione, c’è chi non può non notare come “dall’altra parte” c’è un governo di destra-destra che sui diritti civili tende – testuale – a “medievalizzare” il Paese; c’è una premier che “dovrebbe interrogarsi sulle proprie difficoltà a fare i conti con il dissenso”; e c’è una deputata, Augusta Montaruli, di FdI, la quale, solo perché accusa di reticenza il direttore del Salone, automaticamente “lo vuole in esilio” e diventa “più violenta dei contestatori”. E poi, ancora, c’è lo stesso direttore del Salone che parla di “gioco democratico” e di “contestazione pacifica”, cercando di “normalizzare” l’aggressione nei confronti della Ministra. In questo caravanserraglio non poteva mancare la voce illuminata di Sergio Saviano, che manifesta naturalmente “inquietudine” per le parole della Roccella, ma anche di La Russa e Sangiuliano, in visita al Salone di Torino, “vere e proprie provocazioni” che giustificano la contestazione. E poi giù contro le nuove nomine Rai, di marca complottista e putiniana; a denunciare gli immancabili “rischi democratici”; a stigmatizzare perfino le derive dei talk show… Anche Alain de Benoist, un maestro dell’antinostalgismo, presente a Torino,non è uscito indenne dal fuoco di fila dei benpensanti del “pensiero unico”, beccandosi, da Zerocalcare, l’epiteto di “faro dei neonazisti europei”. Degna ciliegina sulla torta avvelenata del depistaggio (misdirection) mass mediatico c’è la dichiarazione della Segretaria del Pd, Elly Schlein: “In una democrazia si deve mettere in conto che ci sia il dissenso, sta nelle cose, non riguarda mica solo chi sta al potere. Noi siamo per il confronto duro, acceso, ma è surreale il problema che ha questo governo con ogni forma di dissenso”. Traducendo: l’aggressione nei confronti della Roccella è un segno di democrazia; noi siamo i paladini della democrazia; al contrario il Governo di centrodestra è antidemocratico perché non accetta la censura nei confronti di chi vuole presentare il proprio libro. Siamo – in tutta evidenza – nel pieno di una “guerra delle parole” dal sapore antico, seppure giocata con nuovi strumenti e modalità. Prenderne atto, denunciando la “tecnica del depistaggio”, è insieme una battaglia di libertà e di verità tutta da giocare. Contro tutte le ipocrisie. A cominciare da quella che c’è sempre qualcuno migliore degli altri e – guarda caso – quel qualcuno è “di sinistra”, anche quando è prevaricatore dei diritti altrui.