Pare sfuggita ai più (distratti dalla guerra in Ucraina, dalla pandemia e dal voto amministrativo) la recente risoluzione del Parlamento europeo sul tema “Minacce globali al diritto di aborto: il possibile ribaltamento dei diritti di aborto negli Stati Uniti da parte della Corte suprema”. La risoluzione, articolata in 32 punti, è passata con 364 voti favorevoli, 154 voti contrari e 37 astenuti. A favore della risoluzione Socialisti, Democratici, Pd italiano ( mostruoso coacervo di ex comunisti e democratici cristiani), Renew Europa (liberali e macroniani), Verdi e Sinistra. Contrari i Popolari, tra cui Forza Italia; i conservatori, con Fratelli d’Italia; i leghisti.
Tra tanti problemi (con l’inflazione galoppante, lo spread in salita, la crisi energetica e la povertà che dilaga) lascia francamente interdetti che l’organo della Ue, rappresentativo di 450 milioni di europei, non trovi altro da fare che esprimersi sulle scelte interne, tutte interne, di un Paese terzo (gli Stati Uniti) avendo però l’occhio rivolto a quei Paesi dell’Unione che rifiutano l’idea dell’aborto “a ogni costo” e praticano politiche alternative all’interruzione di gravidanza, con in testa Malta, Polonia, Ungheria e Slovacchia. Alla Ue dà poi fastidio, con buona pace per il pluralismo, l’obiezione di coscienza di “intere istituzioni mediche che porta al rifiuto dell’aborto su base di religione e coscienza”.
Tutto questo perché – si legge nel dispositivo approvato – il Parlamento europeo è “profondamente preoccupato per le potenziali conseguenze per i diritti delle donne in tutto il mondo”, nel caso in cui la Corte suprema Usa dovesse effettivamente decidere, alla fine di questo mese, di ribaltare la Roe v Wade che dal 1973 ha legalizzato l’aborto su scala nazionale.
Il documento va oltre il puro e semplice invito, affermando che il Parlamento europeo “incoraggia fortemente il governo degli Stati Uniti e/o altre autorità statunitensi competenti anche a rimuovere tutti gli ostacoli ai servizi di aborto, compreso il consenso o la notifica di terzi, i periodi di attesa obbligatori e l’autorizzazione da parte di giudici o gruppi medici, e di garantire un accesso tempestivo alle cure per l’aborto in tutto il Paese”.
Siamo – con tutta evidenza – nel pieno di un delirio interventista, il quale rappresenta – di fatto – un’ingerenza priva di basi legali, laddove nessun trattato internazionale e nemmeno la carta dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite riconosce l’aborto come un diritto; è fuori dalle competenze della Ue, mostrando la tendenza a portare nelle istituzioni europee la scelta della non difesa del diritto alla vita; non tutela la salute e il diritto sia della donna che del nascituro, sulla base di una dichiarazione di principio divisiva (all’interno dell’Unione) e antidemocratica (nei confronti delle decisioni giurisdizionali di uno Stato sovrano, che peraltro non è neppure uno Stato membro dell’Ue).
La posizione filo-abortista del Parlamento Europeo non è peraltro una novità. Giusto un anno fa, il 24 giugno 2021, lo stesso Parlamento si era espresso favorevolmente circa l’adozione del controverso “Rapporto Matić”, dal nome del politico croato socialdemocratico Predrag Fred Matić che lo aveva presentato; nel testo del Rapporto si affermava, su tutto, che l’aborto è una “assistenza sanitaria essenziale”. Anche qui una posizione che è perfino riduttivo definire “semplicistica”, laddove azzera, riducendolo ad “assistenza sanitaria”, un tema complesso, qual è appunto l’aborto, nel quale si intersecano problematiche etiche, mediche, religiose, sociali, di valore epocale. A cominciare dalla stessa tenuta demografica del Continente europeo.
Nel 2050 secondo le proiezioni dell’ Atlante demografico interattivo del Knowledge Center on Migration and Demography (Kcmd) come europei , rispetto ad oggi, saremo 6 milioni e 450mila in meno, l’età media si alzerà a 48,2 anni e gli over 65 diventeranno il 29,6% della popolazione mentre gli under 25 caleranno ancora, al 23,4%. In questo trend anche l’Italia, che nel 2050 avrà perso altri 2.161.497 milioni di abitanti, che avranno comunque un’età media di 51,6 anni. Gli over 65 saranno quasi il 34%, gli under 25 meno del 20%.
Di fronte a questo inquietante scenario il Parlamento europeo dovrebbe preoccuparsi del crollo demografico e dell’invecchiamento della popolazione (con tutto ciò che comporta) piuttosto che assecondare le mortifere politiche abortiste (al di qua ed al di là dell’Atlantico): un dramma di portata epocale che rischia di minare le ragioni stesse, culturali e sociali, del nostro Continente. Il tema dell’aborto è parte essenziale di questa sfida. Non solo in ragione dei numeri, quanto soprattutto del grande tema della Vita e del futuro. L’Europa che “non nasce” è un’Europa senza figli, senza aspettative e quindi senza futuro.

di Mario Bozzi Sentieri