di Maria Rosaria Pugliese
Anche per questa Programmazione, non mancano i ritardi e le criticità. Le regioni italiane del Mezzogiorno negli ultimi mesi hanno accelerato sull’attuazione della programmazione dei Fondi europei, specie per il FESR, ma occorre uno scatto in più sulla spesa, anche per raggiungere i target della revisione sulla performance prevista per il 2019. Ai primi del mese di maggio, come si apprende da fonti Ue, si è tenuto un incontro tra gli esperti delle Politiche regionali della Commissione Ue, i rappresentanti dell’Agenzia per la Coesione territoriale e quelli delle Autorità di gestione delle otto regioni destinatarie di circa l’83% del pacchetto da 20,6 miliardi di euro di Fesr, assegnati all’Italia, per il 2014-2020. Il risultato è il seguente: delle otto regioni “meno sviluppate” ed “in transizione”, a prendere le quote più consistenti del Fesr sono Sicilia, 3,418 miliardi; Campania, 3,085 miliardi; Puglia, 2,788 miliardi e Calabria, 1,529 miliardi. Alla Sardegna vanno 465,489 milioni; alla Basilicata 413,015 milioni; all’Abruzzo 115,754 milioni; e al Molise 52,950milioni. Alla fine di gennaio (ultimo dato disponibile) le otto regioni avevano selezionato il 35,2% dei progetti, rispetto ad una media italiana del 32,4% e a quella europea del 27,4%.
A quella stessa data, invece, non si registra nessun rimborso partito da Bruxelles verso gli otto territori, a causa dei ritardi nei processi di designazione delle autorità di gestione che in sostanza garantiscono il controllo a livello nazionale del sistema di attuazione dei programmi. Senza, la Commissione europea infatti non può rimborsare. A settembre scorso era stata la stessa commissaria europea per le Politiche regionali Corina Cretu a lanciare l’allarme perché nessuna delle Regioni italiane aveva ancora completato alcun processo di designazione. Passi ne sono stati fatti, infatti allo stato l’Italia ne ha conclusi 25 su 30. Restano da definire quelli di Abruzzo, Puglia, Bolzano, Valle d’Aosta, e del programma nazionale Innovazione.
Ma l’Italia non è l’unica in Ue a non aver concluso, si trova infatti in un gruppo di altri nove Paesi, tra questi anche la Francia, dove si trova comunque al di sopra della media. Insomma, l’iter della spesa, nonostante ormai la ventennale esperienza che le amministrazioni nazionali, regionali, e locali avrebbero dovuto acquisire, mostra ancora difficoltà, inceppamenti amministrativi e ritardi gestionali. Ancora una volta le parti sociali, in primis la UGL, fanno la loro parte di “monitoratori”, non sottraendosi alla formulazione di proposte.