di Claudia Tarantino

Se il potenziale economico della ‘bellezza italiana’ fosse pienamente sfruttato varrebbe il 25 per cento del Pil, cioè 130 miliardi in più del suo valore attuale, che si attesta intorno ai 240 miliardi di euro (16,5% del Pil).
E’ la stima che emerge da una ricerca della Fondazione Italia patria della bellezza e Prometeia presentato in Assolombarda, col patrocinio del Ministero dei beni artistici e culturali.
“I maggiori margini di crescita – per lo studio – sono nel settore dei beni tecnologici (che potrebbe crescere di 61 miliardi) e nell’industria creativa (fino a 42)”. Ma, per raggiungere tali obiettivi, le aziende italiane dovrebbero avere “le prestazioni dei migliori competitor europei” e per questo servono, tra le altre cose, più hub tecnologici e della conoscenza.
Insomma, come nel caso di alunni svogliati ma ben dotati, il nostro Paese ha il potenziale, ma non si impegna abbastanza. Eppure, le ricadute in termini occupazionali, oltre che di crescita e sviluppo, di un completo dispiegamento del potenziale legato alla bellezza made in Italy, dovrebbe spingere non solo le imprese ma anche il Governo ad investire di più per la valorizzazione delle eccellenze.
Oltre al suggerimento di intensificare il rapporto tra le imprese con università e ricerca, attraverso i parchi tecnologici, la ricerca elenca anche altre azioni per spingere il margine di crescita della bellezza. Se per i beni tecnologici, infatti, serve anche una maggiore qualificazione dei percorsi tecnico-scientifici, per l’industria creativa bisogna “potenziare l’infrastruttura digitale e creare un sistema di rating per la valutazione di idee e business plan delle giovani imprese”.
Per spingere i beni di consumo, invece, servono “più e-commerce, maggiore attenzione ai brand e una trading company nazionale che favorisca l’accesso delle pmi all’export”.
Ma, il vero asso nella manica resta il turismo, che potrebbe crescere dagli attuali 39 miliardi fino a 59. Servono, però, “percorsi turistici verso mete meno note, un calendario di appuntamenti attrattivi e il rafforzamento del brand Paese attraverso lo storytelling”.