“La piena dis-occupazione” è la tavola rotonda che ha chiuso la seconda giornata di dibattiti al ‘Villaggio del lavoro’ dell’Ugl a Latina.
Il titolo del seminario prende spunto dalla Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta che John Maynard Keynes pubblicò nel 1936 ribaltando le teorie economiche fino ad allora dominanti. In risposta alla Grande Depressione che colpì gli Stati Uniti tra il 1929 e il 1932 e contro politiche di tagli e risparmi, Keynes teorizzò che il governo doveva sostenere la crescita tramite la spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi, fattore esogeno e finalizzato all’aumento di occupazione.
Perché richiamare Keynes? Perché oggi, in Italia, abbiamo bisogno di una svolta, di creare stimoli e di investire.
A partecipare al dibattito l’on. Gaetano Quagliariello, senatore di Idea, il quale ha incentrato il suo intervento sulla necessità di sfruttare le potenzialità del centro-destra per poter tornare a governare, nell’ottica di poter cambiare la strada sbagliata seguita dagli ultimi governi.
Secondo il deputato della Lega Nord, l’on. Giancarlo Giorgetti, un futuro governo di centro-destra “deve attrezzarsi per andare a discutere le condizioni di vivibilità per famiglie e imprese”. E soffermandosi sulle conseguenze del progetto Industria 4.0: “l’ applicazione indiscriminata dell’ ‘industria telematica’ significa disoccupazione, per questo dobbiamo ridiscutere la tassazione”, “dobbiamo capire che bisogna abbassare la tassazione sul lavoro”. La Lega Nord ha avanzato la proposta una ‘tassa sui robot’ che sia più alta di quella sui lavoratori ‘umani’.
Per l’on. Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato Forza Italia, “oggi è la concorrenza sleale il vero problema. Gasparri ha citato il caso di Alitalia e delle compagnie low cost, ma anche quello dei venditori ambulanti messi a rischio dalla Direttiva Bolkestein: “l’UE dice che se vuoi vendere scarpe a Terracina, devi fare una gara mondiale. Mentre Amazon evade milioni di euro. Questi sono problemi di concorrenza sleale”.
Per l’Ugl, alla tavola rotonda hanno partecipato i vice segretari generali Claudio Durigon e Giancarlo Favoccia.
Secondo Favoccia “Renzi ha messo la parola ‘Jobs’ davanti ad un provvedimento che è stato un disastro per l’occupazione. Le aziende nel 2015 hanno assunto solo per la decontribuzione, e poi hanno smesso e licenziato quando gli incentivi sono finiti”. Alla politica dice: “Noi veniamo a fare le audizioni in Parlamento, ma non deve finire lì, vogliamo essere ascoltati. Accordatevi per governare – conclude – e salvaguardare la parte debole del paese che sono i lavoratori”.
“Se ripenso alle liberalizzazioni – sostiene Durigon -, al Jobs Act, penso che il problema non siano le regole. Se vogliamo davvero rilanciare il lavoro, l’unità politica, dobbiamo passare da vere iniziative di sviluppo,  parlare di infrastrutture, di grandi opere”. “Se non andiamo in questa direzione – aggiunge – nessuna norma creerà nuovi posti di lavoro. L’Italia è un Paese che vive una deformazione perché vive sui social. La nostra disoccupazione ha raggiunto livelli catastrofici, a questi problemi servono soluzioni reali, non virtuali, mettendo sul tavolo programmi veri. L’Italia é una Repubblica fondata sul Lavoro, dobbiamo ripartire da lì, dall’articolo 1 della nostra Costituzione”.
Chiamato a concludere la tavola rotonda, il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, ha spiegato che il senso del ‘Villaggio del lavoro’ è quello di “creare un luogo dove ci si incontra, si discute, si dibatte di temi importanti. Prendiamo atto che di alcune situazioni non abbiamo soluzioni – sostiene -, ma il dibattito serve proprio a trovarle e a favorirne la concreta attuazione. Vogliamo continuare a far girare idee in questo sindacato, non aver paura di confrontarsi. Abbiamo dalla nostra parte un contatto diretto con lavoratori e territori, una rete di partecipazione e di condivisione. Siamo – conclude – un’Italia forte dei lavoratori della nostra storia”.
A moderare il dibattito, il giornalista Roberto Rosseti.