di Claudia Tarantino

Secondo le stime preliminari dell’Istat, nel mese di marzo 2017 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, “non varia su base mensile e registra un aumento dell’1,4% rispetto a marzo 2016 (era +1,6% a febbraio)”.
Sembrerebbe una buona notizia per i consumatori, soprattutto dopo l’exploit dei mesi scorsi, quando si erano rilevate ben quattro accelerazioni.
Peccato, però, che il raffreddamento dei prezzi rilevato a marzo dipenda strettamente dalla frenata che hanno subito i rincari su frutta e verdura. L’Istituto, infatti, spiega come “a marzo la variazione annua dei ‘vegetali freschi’ passa a 21,9% da 37,2% di febbraio”. E la Coldiretti gli fa eco confermando che ciò è stato possibile “grazie all’arrivo delle nuove produzioni che hanno spento la fiammata delle quotazioni provocata dal maltempo che con gelo e neve ha decimato le coltivazioni agricole e contribuito all’inflazione a febbraio”. Quindi, ad essere determinanti sono stati semplicemente fattori climatici stagionali.
I ‘Beni alimentari non lavorati’ hanno un’incidenza rilevante, insieme ai ‘Beni energetici non regolamentati’, sull’indice generale, perciò, il crollo dei prezzi di frutta e verdura registrato a marzo rispetto al mese precedente ne ha rallentato l’incremento tendenziale, rilevato invece per le altre categorie. Come i ‘Servizi relativi ai trasporti’, che con un +2,5% sono in accelerazione rispetto a febbraio”. Inoltre, nella classifica delle categorie merceologiche, a marzo si registra un marcato aumento congiunturale dei prezzi di abbigliamento e calzature (+27,4%), anche se in larga parte determinato dalla fine dei saldi invernali. Incrementi su base mensile, anche se più contenuti, si rilevano per trasporti (+0,6%), mobili, articoli e servizi per la casa e alberghiero e ristorazione (entrambi +0,4%).
Viceversa, risulta irrisorio il calo dei prezzi su base mensile dei beni per la cura della casa e della persona, che diminuiscono dello 0,9% ma registrano un aumento del 2,3% su base annua (+3,1% a febbraio). Anche i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto scendono dello 0,5% su mese ma crescono del 2,6% su anno.
Di conseguenza, l’ ‘inflazione di fondo’, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale di un decimo di punto percentuale (+0,7%, da +0,6% del mese precedente) e quella acquisita per il 2017 è pari a +1,1%.