di Annarita D’Agostino

Dopo tre anni di flessione, tornano a crescere, anche se di poco, i ricavi della Televisione. Ma per il piccolo schermo la concorrenza dei New Media resta accanita: secondo i dati di R&S Mediobanca sui principali operatori televisivi italiani (Mediaset, Sky Italia, Rai, Discovery Italia e LA7), nel periodo 2011-2015 il settore ha subito una perdita complessiva di 1,4 miliardi di euro, pari ad un calo del 13,5% del fatturato, dovuto soprattutto alla flessione della raccolta pubblicitaria del 25%. Tuttavia, nel 2015 il settore Televisione e Radio ha mantenuto la quota dello 0,5% del Pil, per un giro d’affari complessivo pari a 8,5 miliardi di euro (+0,8% rispetto al 2014).
L’annuario 2016 dell’aria studi di Mediobanca segnala una debole ma significativa inversione di tendenza: nel 2015 il settore è cresciuto dell’1,4%, dopo i cali del -2,9% nel 2014, -3,9% nel 2013 e -6,9% nel 2012, grazie alla ripresa della raccolta pubblicitaria, che sale del 2,4% compensando la contrazione dei servizi a pagamento (abbonamenti e payper view), pari al -1,7%.
L’insieme dei ricavi televisivi nel 2015 si attesta sugli 8,9 miliardi di euro (di cui 1 mld all’estero, essenzialmente in Spagna, dove opera Mediaset), dopo essersi mantenuto attorno ai 9-10 miliardi nel triennio 2011-2013. I principali introiti derivano proprio da pubblicità e servizi a pagamento, mentre il canone si attesta al terzo posto.
Fra i singoli operatori esaminati, Mediaset, Rai e Sky sono in crescita, ma è Discovery, a sorpresa, la vera rivelazione del quinquennio, con un incremento dei ricavi a due cifre (+17,5%). LA7 invece è il fanalino di coda, con ricavi in calo dell’8,1%.
La Rai ha subito il calo più importante della raccolta pubblicitaria, ma è l’azienda della famiglia Berlusconi ad aver avuto le maggiori perdite nell’intero periodo. Per Mediaset la crescita è stata trainata soprattutto dalla pay per view, anche se è la raccolta pubblicitaria che resta la principale voce dei ricavi del gruppo, mentre sono gli abbonamenti per Sky e il canone per Rai. Questi tre operatori continuano a detenere congiuntamente quasi il 90% dei ricavi totali televisivi nazionali. La Tv in chiaro, guidata dalla Rai, resta ancora la porzione più ampia del settore (58%). Tuttavia, dalla contabilità separata Rai nel 2015 emerge un deficit netto di 40 milioni, come sbilancio tra introiti da abbonamento e costi di servizio pubblico; il deficit cumulato dal 2005 al 2015 ammonta a oltre 2,5 miliardi di euro ed “evidenzia – sottolinea la ricerca – la strutturale insufficienza a coprire i costi delle specifiche attività di servizio pubblico”.
L’analisi di Mediobanca conferma che “dal lato della domanda, nell’ambito di un sistema interessato da importanti trasformazioni tecnologiche connesse al processo di digitalizzazione, la televisione, rispetto agli altri media, mantiene ancora stabilmente un ruolo prioritario e rappresenta tuttora il mezzo con la maggiore valenza comunicativa”.