di Francesco Paolo Capone – Segretario Generale dell’Ugl

Qualcosa si sta muovendo e sfugge alla prevedibilità dei sondaggisti ma soprattutto sfida e sconfessa i soloni del pensiero unico dominate.

Nell’ordine: la Brexit nel Regno Unito, il no alla riforma costituzionale in Italia e l’elezione di Trump negli Stati Uniti pur essendo eventi completamente scollegati l’uno dall’altro in termini territoriali e rappresentando differenti espressioni della democratica volontà popolare hanno in comune alcune caratteristiche.

Francesco Paolo Capone, segretario generale dell'Ugl

Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl

La prima, la più importante è che sono state precedute tutte dalla minaccia, per nulla velata, di una catastrofe sui mercati che avrebbe spazzato via come uno tsunami la stabilità economica e finanziaria dei tre paesi coinvolti, la seconda che queste campagne hanno avuto come testimonial la quasi totalità del mondo “intellettuale” da quello accademico a quello artistico. La terza caratteristica comune è che rappresentavano chiaramente l’affermazione di un pensiero (unico e dominante) della cosiddetta sinistra liberal figlia del progetto che in Italia veniva chiamato l’Ulivo Mondiale.

Bene, tutti conosciamo il risultato di queste tre consultazioni elettorali e tutti abbiamo potuto osservare che le catastrofi annunciate sui mercati non si sono manifestate.

Ma abbiamo potuto anche osservare che, evidentemente, nel sentimento diffuso tra il popolo, tra i popoli, si è manifestata una inversione di tendenza non prevista dagli analisti che ha virato “altrove”.

Trovo sinceramente difficile leggere questi eventi attraverso la lente delle vecchie categorie destra/sinistra. C’è il rischio di non cogliere l’essenza più profonda di ciò che sta accadendo  per cui “altrove” rappresenta un cambiamento, anzi il cambiamento, di tendenza della volontà di popolo verso la riscoperta di una sovranità nazionale che va osservata con attenzione.

Per chi non è mai stato affezionato alla globalizzazione, alle teorie economiche che delegano al mercato il regolamento del destino dei popoli, sono segnali interessanti.

È presto per dire che siamo ad un punto nodale della storia che vedrà sconfitto il liberismo più sfrenato ma è sicuramente il momento di cominciare ad indirizzare le scelte politiche dei prossimi mesi , dei prossimi decenni, verso soluzioni economico e sociali che permettano ai ceti medi e bassi dei Paesi occidentali, ai medi e piccoli produttori, ai lavoratori ed ai giovani – ovvero le prime vittime della concorrenza globale – di sfuggire dal baratro nelle nuove povertà , dell’insolvenza e della morsa iper-burocratica che soprattutto in Italia rischia di farci sprofondare in una definitiva crisi senza uscita e nella irrilevanza internazionale.

È necessario mettere al centro dell’agenda politico-economica il lavoro.

Noi come sindacato, Cisnal prima e Ugl poi, di fronte ai mutamenti che ci attendono, siamo pronti a fornire il nostro apporto e condurre questa “rivoluzione” di pensiero, prima ancora che “rivoluzione” economica, fino in fondo.