Il futuro di Almaviva Contact lascia i lavoratori con l’amaro in bocca soprattutto per i 1666 legati al destino della sede romana. Infatti, dopo settantacinque lunghi mesi di trattativa e quarantotto ore di confronto intenso al Mise l’accordo c’è solo per Napoli, Roma, almeno al momento (ma tutti sperano in un cambio di rotta) resta ferma al bivio. Oggi dovrebbero già partire, purtroppo, anche le lettere di licenziamento.
A raccontare a La Metasociale dell’accaduto è Antonio Vitti, componente della segreteria nazionale Ugl Telecomunicazioni.

Dopo una lunga giornata, alle ore 3.30 di questa notte, siamo costretti a scrivere una delle pagine più tristi di questa vertenza: le rsu di Roma hanno ritenuto opportuno non firmare l’accordo, mentre quelle di Napoli si”. 

Cosa prevede l’accordo?

Contiene un congelamento dei licenziamenti a fronte di un piano di risanamento che prevede inizio di cassa integrazione a partire dal 31 dicembre prossimo, recupero di produttività ed intervento sul salario. Il piano si dovrà concludere il 7 aprile 2017. Per verificare l’efficacia degli interventi, ci saranno monitoraggi periodici al Mise, nel frattempo l’azienda si impegna a riportare le commesse nei siti che sottoscrivono l’intesa, bloccando  ulteriori volumi di traffico verso la Romania.

La cassa integrazione parte a zero ore e decresce fino ad arrivare al 50%, per il pagamento, su insistenza del sindacato, l’azienda anticipa le indennità di cigs. Purtroppo una pagina triste del sindacato dove si assiste ad una spaccatura totale delle Rsu, quindi quelle di Napoli soddisfatte per aver firmato l accordo e le Rsu di Roma con un rifiuto in toto. Quindi i licenziamenti vengono ritirati solo per i lavoratori di Napoli”.

Alla fine una strada alternativa a quest’accordo non esiste?

Non c’era più tempo. Se avessimo avuto a disposizione altre settimane sarebbe stato doveroso ascoltare la voce degli stessi lavoratori attraverso un referendum. Ora la speranza è che Almaviva mantenga fede agli impegni presi. Il Governo ha fatto la sua parte e sta seguendo con attenzione la vicenda ma, non bisogna abbassare la guardia. La concorrenza è spietata, anche in Italia, il rischio delocalizzazione incombe con forza e alle gare a massimo ribasso”.

Cosa si aspetta ora?

La strada è ancora in salita ma la partita sul futuro di Almaviva resta aperta. Ricordo che sono in attesa di risposta i 70 trasferimenti dalla sede di Palermo a quella di Rende, anche in quel caso la situazione è abbastanza spinosa e non sono mancate proteste  e momenti di tensione. I nodi da sciogliere sono ancora tanti. Ma restiamo attenti e soprattutto proviamo ad essere fiduciosi affinché si arrivi presto una ‘primavera’ per tutti gli operatori dei call center”.