Ancora una strage, ancora morti sul lavoro in un Paese che proprio non riesce (non vuole?) prendere atto che la sicurezza ha un costo incommensurabilmente più basso delle mille vite umane, delle migliaia di invalidi e dei milioni di feriti che ogni hanno registriamo in questa vera e propria Spoon River italiana.
Tre morti e altrettanti feriti, di cui uno in fini di vita, sono il tragico bilancio dell’ennesimo incidente nel corso della pulizia di una cisterna, questa volta in un Traghetto della Caronte, avvenuto ieri a Messina.
La “dinamica” dei fatti è incredibilmente ripetitiva e questo pone interrogativi inquietanti sulla responsabilità di chi dovrebbe vigilare sulla sicurezza ma, soprattutto, fare “prevenzione”.
Ci sono, infatti, innumerevoli precedenti rispetto agli incidenti mortali causati proprio da queste operazioni ed è incredibile che non si sia ancora riusciti a stabilire rigide procedure e percorsi di verifica atti ad evitare l’esposizione dei lavoratori alle esalazioni di gas tossici.
Sul caso specifico, poi, ci sono persino delle versioni contrastanti che vedono la Capitaneria di Porto propendere per l’ipotesi che l’incidente sia stato causato, invece, da operazioni di saldatura che avrebbero provocato un incendio.
“Oggi è una giornata tragica per il lavoro – ha dichiarato il Presidente del Patronato Enas, Stefano Cetica – perché non solo dobbiamo registrare, a Messina, la perdita di vite umane irripetibili ed il ferimento di lavoratori, ma anche perché dobbiamo assistere allo smantellamento del processo in corso per le responsabilità sulle morti per amianto causate da Eternit: si va ormai verso la prescrizione per una strage che continuerà a mietere vittime innocenti ancora per molti anni nel silenzio delle Istituzioni”.
Anche il Segretario regionale dell’UGL, Peppe Messina, ha espresso il dolore ed il cordoglio del Sindacato per le vittime del grave incidente auspicando “l’avvio di una indagine immediata sulle reali cause dell’incidente affinché siano chiarite le responsabilità di chi non ha garantito la sicurezza dei lavoratori” denunciando, al tempo stesso, “le condizioni di grave difficoltà e pericolosità in cui operano in a Sicilia i lavoratori del mare, sottoposti ad un continuo arretramento dei propri diritti ed esposti ad una crisi del settore che li espone ad una intollerabile concorrenza al ribasso sulle tutele e sulle retribuzioni”.