“Investire subito per un futuro sicuro”, sarà questo il tema chiave del dibattito che si svolgerà domani, sabato 29 ottobre, a l’Aquila. In un momento storico in cui la sicurezza sembra essere solo una illusoria chimera è necessario capire ed analizzare tutte le difficoltà che ostacolano l’applicazione di norme relative alla sicurezza e la realizzazione della “buona ricostruzione”: l’Aquila è uno dei luoghi simbolo di questa battaglia a tutela della prevenzione e del buon uso dei fondi da destinare alla ricostruzione. E’ la città ancora provata dal terribile sisma del 6 aprile del 2009 che distrusse sogni, speranze e vita di 309 persone e, dove il tessuto economico e sociale del paese non riesce a cicatrizzare le ferite ancora evidenti di quella notte. Oggi, infatti, dopo otto anni non si può ancora parlare di una rinascita effettiva. Il centro storico de L’Aquila, come racconta a La Metasociale Giuliana Vespa, segretario provinciale dell’Utl di L’Aquila, è letteralmente abbandonato. Tutte le attività commerciali, gli studi professionali, gli edifici simbolo (Giustizia, Provincia, Comune..) il cuore pulsante dell’economia è rimasto fermo al 6 aprile del 2009. C’è chi ha scelto di lavorare altrove e scappare chi, invece, non ha avuto la possibilità di ricominciare. Lentamente si riprova a rialzarsi ma non è semplice, il colpo al cuore è stato così forte da lasciare ancora L’Aquila piegata in due, in attesa di poter ritornare a spiccare il volo”.

Per questo motivo l’Ugl ha scelto di dedicare quest’ultimo appuntamento del Sud Act – otto priorità per rilanciare il Mezzogiorno, alla prevenzione. “Prevenzione che –  precisa la sindacalista – non sia ricordata a suon di slogan solo dopo i disastri causati dalle calamità naturali (quindi non solo terremoti) ma sia realmente azione diretta a impedire terribili fatti di cronaca come quello che coinvolge l’Aquila direttamente e, come il recente sisma del 24 agosto che ha messo in ginocchio il Centro Italia”.

Per questo è necessario fare studi approfonditi per costruire in modo corretto e farlo lì dove si può realmente edificare. Dall’altro lato  – precisa – è interessante osservare quanto poco lo stato italiano abbia investito finora in prevenzione. In seguito al terremoto in Abruzzo del 2009 è stato istituito un Fondo per la prevenzione del rischio sismico. Ma la cifra stanziata è misera: meno di un miliardo di euro da erogare in sette anni per una serie di interventi”.

I terremoti avvengono quasi sempre in zone dove sono già avvenuti. Come sottolinea il primo rapporto Ance/Cresme (Associazione nazionale costruttori edili/Centro ricerche economiche, sociologiche e di mercato) in Italia più del 60 per cento degli edifici è stato costruito prima del 1974, prima cioè che entrasse in vigore la normativa antisismica per le nuove costruzioni. Circa il 44 per cento della superficie nazionale si trova in aree a elevato rischio sismico. Secondo l’Ance, in queste aree vivono circa 21,8 milioni di persone, per un totale di 8,6 milioni di famiglie e circa 5,5 milioni di edifici tra residenziali e non residenziali. Nel lungo periodo, la prevenzione sarebbe economicamente sostenibile, e soprattutto aiuterebbe a salvare la vita di migliaia di persone. Per mettere in sicurezza le abitazioni private in Italia, secondo le stime del consiglio nazionale degli ingegneri su dati Istat, Cresme e protezione civile, ci vorrebbero 93 miliardi di euro. Altre stime, come quella dell’associazione degli ingegneri e degli architetti Oice, quantificano la spesa per l’adeguamento degli edifici a elevato rischio sismico a 36 miliardi di euro. Molto più di quanto messo a disposizione dal Fondo per la prevenzione del rischio sismico, ma meno rispetto a quanto è costata la ricostruzione postsismica degli ultimi cinquant’anni. In altre parole, nel lungo periodo prevenire il rischio sismico costa molto meno che ricostruire.

Si discuterà di questo delicato tema sabato presso la dimora del baco da seta, sala convegni “Crisalide” a l’Aquila. Ad aprire il dibattito Giuliana Vespa, segretario provinciale Utl Ugl Aquila e Gianna De Amicis, segretario regionale Ugl Abruzzo. Seguiranno gli interventi di: Stefano Cetica, Presidente del Patronato Enas, On. Renata Polverini, Vice Presidente alla Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati (FI), Graziano Aretusi, dottore di ricerca e in Statistica applicata,  Clementina Petrocco, psicoterapeuta  e psicologa dell’emergenza, Massimo Cialente, sindaco di L’Aquila, Sen. Stefania Pezzopane  (Pd),   Sen. Enza Blundo (5S), on. Fabrizio Di Stefano (FI), Giovanni Lolli, Vicepresidente Regione Abruzzo, Giuseppe D’Amico, Direttore Generale Confindustria, Renato Giancaterino, CNA Abruzzo. Le conclusioni spetteranno a Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl.

Sarà presente anche Giovanni Condorelli, segretario confederale con delega al Mezzogiorno: “L’impegno del Sud Act proseguirà sul territorio con forza fino a quando il Sud non avrà le risposte che merita in termini di occupazione, crescita e sicurezza. Le nostre proposte ci sono ma serve unità di intenti, bisogna lavorare insieme per poter superare il grande ostacola: la crisi”.