#Maipiusola, con questo hashtag, per tutta la giornata di oggi, potrete seguire e aderire attivamente all’iniziativa, promossa dal patronato Enas Ugl, contro il femminicidio e, contro ogni forma di violenza perpetrata contro le donne. Gli operatori del patronato e i sindacalisti dell’Ugl saranno presenti, con dei gazebo, in cento piazze d’Italia per assistere i cittadini e per distribuire un vademecum contenente norme legate alla tutela dei diritti di ogni donna.

La mobilitazione sarà realizzata nelle seguenti regioni: Trentino (Bolzano), Friuli Venezia Giulia (Grado, Monfalcone, Trieste), Lombardia (Milano), Piemonte (Sestriere), Emilia Romagna (Cervia, Riccione), Liguria (Recco), Marche (Macerata, Ancona), Toscana (Massa, Porto S. Stefano, Viareggio, Livorno e Pisa), Umbria (Perugia, Terni), Veneto (Lido di Venezia, Mestre, Verona, Bassano del Grappa, Abano Terme, Montegrotto Terme), Lazio (Ostia, Nettuno, Sabaudia, Civitavecchia, Santa Marinella, Viterbo, Fiuggi), Abruzzo (Montesilvano, Pescara, L’Aquila, Rocca di Mezzo, Vasto Marina, Teramo), Basilicata (Maratea, Policoro), Campania (Avellino, Atripalda, Napoli, Torre del Greco, Battipaglia, Sorrento, Positano, Caserta, Mondragone), Puglia (Gallipoli, Lecce, Marina di Lesina, Torre a Mare, Taranto, Brindisi), Calabria (Catanzaro Lido, Catanzaro, Diamante, Isola di Caporizzuto, Tropea, Camigliatello Silano, Reggio Calabria, Cosenza, Crotone, Lamezia, Le Castella, Corigliano Calabro, Vibo Valentia, San Giovanni in Fiore), Sicilia (Aci Castello, Messina, Terme Vigliatore, Balestrate, Terrasini, Bagheria, Marina di Ragusa, Scoglitti, Siracusa, Trapani, Mazaro del Vallo, San Leone, Sciacca) e Sardegna (Cagliari, Sassari).

L’apertura dell’evento è stata realizzata ieri ad Aci Trezza con il convegno dal titolo: “Antiviolenza sulle donne: obiettivo comune! Il ruolo del patronato e del sindacato nella campagna di prevenzione”. Organizzatore dell’evento Giovanni Musumeci, segretario provinciale dell’Utl di Catania che, insieme al promotore dell’iniziativa Stefano Cetica, Presidente dell’Enas Ugl hanno inaugurato il dibattito.

A seguire hanno preso parola: Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, Ferdinando Buceti, Vice Questore aggiunto di Catania, dirigente della divisione Polizia anticrimine, Giusy Scalia, assistente sociale Centro Antiviolenza ‘Galatea’, Giusy Fiumanò, responsabile settore Pari Opportunità Unione territoriale Ugl Catania, Daniela Ursino, psicologa – psicoterapeuta Centro antiviolenza ‘Thamaia’, Giusy Vernaci, psicopedagogista U.O. Educazione alla salute, A.O.U. Policlinico – V.E di Catania. A chiudere l’evento siciliano all’on. Renata Polverini, Vice Presidente della XI Commissione Lavoro della Camera dei Deputati di Forza Italia. Durante il dibattito – come già anticipato – hanno portato la loro testimonianza madri di vittime della violenza di genere. Modererà il dibattito Sarah Donzuso, giornalista di ‘Video Mediterraneo’.

Tra le testimonianze che hanno contribuito a dare forza al senso di questa iniziativa, c’è stata Vera Squatrito, madre di Giordana Di Stefano, una ragazza poco più che ventenne uccisa dall’ex convivente. Vera da quel terribile 6 ottobre 2015 non riesce a darsi pace. Chiede l’ergastolo per quell’uomo che le ha strappato sua figlia ed ha devastato la vita di tutti coloro che amavano Giordana. Per questo motivo Vera porta avanti con forza la sua battaglia in nome di tutte le ‘Giordana’ le cui vite sono state distrutte ingiustamente e per ogni donna affinché trovi la forza e il coraggio di scappare e denunciare prima che sia troppo tardi. Su www.change.org, ci ricorda Vera, è possibile sottoscrivere una petizione (“Femminicidi, vogliamo la giusta pena. Per Giordana uccisa a 20 anni dal suo ex”) che ha già raggiunto le 72mila firme per chiedere al Governo “l’ergastolo per tutti coloro che commettono simili reati, senza temporeggiare, senza sconti di pena”. E’ proprio la madre di Giordana, in un’intervista rilasciata a La Metasociale a poche ore dal convegno dell’Enas Ugl ad Aci Trezza a precisare: “Queste iniziative sono fondamentali. Ricordare chi perde la vita per mano di un uomo violento servirà a rafforzare questa battaglia, una battaglia di prevenzione, in nome di tutte le donne, che ancora oggi, silenziosamente, accettano abusi ed umiliazioni. Ma che sono ancora vive e possono, per fortuna, ancora salvarsi. Purtroppo non basta denunciare, bisogna agire prima che sia troppo tardi, perché una donna che denuncia è una morte annunciata. Così come è stato per mia figlia e per tante altre donne. Questa battaglia dobbiamo vincerla insieme. Ma senza il supporto dello Stato e del Governo, senza pene certe, severe ed immediate non ci sarà futuro su tale questione”.