di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

A breve prenderà forma il nuovo reddito di cittadinanza, modificato dal governo per diventare “Mia” ovvero Misura di inclusione attiva, sostituendo completamente la vecchia formulazione del RdC a partire dal prossimo settembre, a quanto si apprende dalle anticipazioni pubblicate dal Corriere della Sera. Verrebbe quindi finalmente ricalibrata una misura che si è rivelata utile ad aiutare i cittadini in difficoltà, ma che è stata inefficace per gli occupabili, che avrebbero dovuto essere accompagnati al lavoro ed invece sono stati molto spesso solo sostenuti economicamente con un sussidio meramente assistenziale, dando il là anche a frequenti casi di truffe ai danni dello Stato. Ora tutto dovrebbe cambiare, innanzitutto dividendo la categoria dei percettori in due platee distinte. Da un lato gli inoccupabili, le famiglie nelle quali è presente almeno un minorenne, un anziano over 60 o un disabile, per le quali l’importo base del sussidio dovrebbe restare di 500 euro con durata confermata a 18 mesi, che potrebbero scendere a 12 a partire dalla seconda domanda, con allo studio anche un ulteriore sussidio per l’affitto e la prosecuzione dei percorsi di inclusione sociale presso il Comune di residenza. Dall’altro lato gli occupabili, tra i 18 e 60 anni d’età, per i quali l’importo della misura dovrebbe scendere a 375 euro per un massimo di dodici mesi, che poi alla seconda domanda si ridurrebbero a sei. Per loro la previsione è quella della sottoscrizione obbligatoria di un patto personalizzato presso i Centri per l’impiego pubblici, con una collaborazione anche con le agenzie per il lavoro private, e la decadenza del sussidio al primo caso di rifiuto di una proposta congrua di lavoro. Dovrebbe poi cambiare anche il tetto di reddito per poter accedere alla misura, da 9.360 euro a 7.200 euro. Con la Mia sarebbero poi previsti controlli rafforzati, ma anche la possibilità di cumulare il sussidio con redditi da lavoro dipendente, anche stagionale, fino a 3mila euro l’anno ed un congelamento temporaneo dell’assegno in caso di redditi superiori per la durata del contratto di lavoro, al termine del quale il beneficio dovrebbe ripartire. Una razionalizzazione di cui c’era bisogno, per connettere sostegno per le persone in difficoltà e responsabilità nei confronti della collettività, per ragioni di giustizia sociale, specie nell’attuale frangente economico, con tanti lavoratori, dipendenti e autonomi, in crisi a causa di inflazione e caro bollette. Fermo restando il dovere di aiutare gli impossibilitati al lavoro, per rendere effettivamente occupabili gli altri resta necessario puntare su una formazione adeguata che permetta di diffondere quelle professionalità richieste dal nostro sistema produttivo. Per includere più persone possibili nel mondo del lavoro, a beneficio loro, ma anche della società nel suo complesso.