di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

L’argomento di oggi, fulcro dell’incontro di Reggio Calabria, assieme al segretario regionale Ornella Cuzzupi, nell’ambito del tour Ugl “vota per il lavoro” è quello delle relazioni industriali e nello specifico del superamento del concetto di “lotta di classe” in favore di un patto fra produttori, fra capitale e lavoro, patto che raggiunge il suo apice nella partecipazione dei lavoratori nella gestione delle imprese. Questo è un tema che, come noto, ci è molto caro. Di più, costituisce il fondamento ideale della nostra visione, capace di differenziare sin dalle origini la Cisnal, ora Ugl, dalle altre Confederazioni e fare del nostro “l’altro sindacato”. Il motivo è semplice: dal nostro punto di vista, attraverso nuove relazioni industriali, ma anche mediante un adeguato impianto legislativo e fiscale e sulla base di un rigoroso rispetto delle norme, specie quelle su salute e sicurezza sul lavoro, occorrerebbe realizzare da un lato un sistema capace di difendere e premiare coloro che contribuiscono fattivamente al benessere nazionale, ovvero imprese e lavoratori, e, dall’altro lato, sostenere la collaborazione fra le parti sociali nel reciproco interesse e nell’interesse del Paese. Il sistema Italia per reggere ha bisogno di tutte le parti che lo compongono, lo chiarì efficacemente Menenio Agrippa millenni fa, nel 494 a.C, paragonando la società al corpo umano, che può vivere solo se tutte le sue componenti sono in salute e collaborano, nel rispetto reciproco, oppure, in caso contrario, nessuna di esse potrà sopravvivere. Una metafora efficace, valida ai tempi della Roma antica come nel contesto odierno del mondo globalizzato, della concorrenza – a volte sleale – internazionale, della guerra ai confini dell’Europa in una Ue ancora troppo debole e divisa al suo interno. Per fronteggiare tutto questo, l’Italia deve essere compatta, sostenendo la produzione nazionale, quindi la buona occupazione, quindi i consumi interni, quindi stabilità e benessere, generando così un circolo virtuoso di sviluppo capace di farci affrontare con maggiore serenità le incertezze economiche e politiche, interne ed internazionali. La partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, in questa visione, è lo strumento maggiormente efficace al fine di raggiungere questo obiettivo: collaborazione, corresponsabilità, condivisione degli utili, ma anche delle scelte strategiche e dei piani industriali, nell’ottica del mantenimento della produzione e dell’occupazione, della lotta alla desertificazione industriale ed alle delocalizzazioni, per un sistema più equo ed inclusivo, per una vera democrazia economica. I tempi sono maturi, anche altre parti politiche e sociali finalmente hanno compreso la bontà e l’efficacia della visione partecipativa. È ora di attuare l’articolo 46 della nostra Costituzione.