La fine dello stato di emergenza Covid-19 ha effetti diretti sul lavoro agile

L’annuncio del Presidente del consiglio dei ministri, Mario Draghi, che lo stato di emergenza non sarà rinnovato, salvo complicazioni, alla scadenza del 31 marzo ha effetti diretti sul mondo del lavoro. In attesa di capire cosa succederà sul versante del green pass, un capitolo sul quale regna ancora una forte incertezza, fermo restando la durata illimitata per chi è si è sottoposto alla terza dose di richiamo, la prima e più diretta conseguenza è sul versante dello smart working. Fin dal marzo del 2020, l’allora governo Conte-2 aveva liberalizzato il lavoro agile in funzione di contenimento della diffusione del Covid-19. Di fatto, lo strumento, introdotto con la legge 81/2017, è stato utilizzato senza attivazione delle procedure burocratiche, ma con una semplice comunicazione. Le stesse organizzazioni sindacali, ad iniziare da Cgil, Cisl, Uil e Ugl che hanno sottoscritto i protocolli di intesa per il rientro sui luoghi di lavoro in condizione di sicurezza, hanno condiviso questa strategia sia nel privato che nel pubblico impiego. Con la fine dello stato di emergenza, la prima conseguenza è che le parti, datore di lavoro, da una parte, e dipendente, dell’altra, dovranno sottoscrivere un accordo individuale di regolazione dello smart working. La sottoscrizione si rende necessaria soprattutto ai fini della tutela assicurativa anti-infortunistica al di fuori del tradizionale luogo di lavoro.