Pil 2021 +6,5%, Ftse mib in risalita, ma bussano alla porta energia e inflazione

Altri due segnali positivi per il governo Draghi – che se non si può definire letteralmente un “bis”, in realtà poco ci manca – sono arrivati oggi: l’Istat ha certificato che l’economia italiana è cresciuta del 6,5% nel 2021 e, nell’ambito di un andamento positivo delle Borse europee, nell’ultima seduta del mese di gennaio, il FTSE MIB ha segnato un +0,77%. Ovvero la Borsa di Milano trova forza, secondo gli analisti, anche nella riconferma di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, che consente al presidente del Consiglio Mario Draghi di rimanere al suo posto. In calo anche lo spread tra BTp e bund. Com’è facile immaginare, la stabilità, specialmente in Italia, è un requisito fondamentale anche e soprattutto per le prospettive future. Ma, come altrettanto sappiamo, ci sono almeno due ombre che si stagliano sulla crescita e si chiamano energia, materie prime, per quel che attiene al loro elevatissimo costo e alla difficoltà di reperimento soprattutto nel secondo caso, e inflazione. Infatti, il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, da economista ha evidenziato oggi come per l’inflazione e per il caro energia il governo sia «preoccupato, come lo sono l’Europa e il mondo. Non conosciamo ancora la gittata del fenomeno: potrebbero essere delle fiammate, delle bolle. Gli analisti sono divisi. Io credo che con la primavera, con la minore esigenza di energia e di gas, cali la pressione e calino anche i prezzi. Però bisogna controllare che non ci sia una pancia, una flessione momentanea nel processo di crescita». Lo ha detto in un’intervista a “24 Mattino” su Radio 24 aggiungendo: «Se il +6,5 del 2021 dà un trascinamento molto consistente e ci porta oltre il 4 per cento, verso il 4,5 per cento, nel 2022, avremo avuto nel biennio un +11 per cento, circa due punti in più di quello che abbiamo perso nel 2020, l’anno più tragico della pandemia». Troppo entusiasmo? Forse. Basti pensare a come Coldiretti ha commentato oggi l’andamento del Pil: «In controtendenza all’andamento generale, il valore aggiunto cala solo per l’agricoltura e la pesca per effetto del mix micidiale dell’andamento climatico anomalo con danni stimati ad oltre 2 miliardi per i raccolti a fronte del balzo nei costi di produzione, dall’energia ai fertilizzanti, dalle macchine agli imballaggi fino ai mangimi per alimentare il bestiame».