Lo ha riferito l’Istituto superiore di Sanità, rilevando anche «forti variabilità» a livello territoriale

La variante Omicron si sta diffondendo ad un ritmo notevole, peggiorando la situazione epidemiologica un po’ ovunque. L’Italia non rappresenta un’eccezione. Un’indagine rapida dell’Istituto superiore di Sanità ha provato a calcolare la diffusione di questa nuova variante, più contagiosa delle precedenti. Secondo i dati preliminari, che hanno evidenziato anche forti differenze a livello territoriale, la variante Omicron è responsabile del 28% dei nuovi casi di positività registrati. Nel nostro Paese, dunque, l’incidenza della Omicron dovrebbe quindi essere cresciuta di circa 150 volte nell’arco di un paio di settimane: la precedente indagine, che si riferiva ai campioni raccolti il 6 dicembre, l’aveva stimata allo 0,19%. Nel comunicare i dati, l’Istituto superiore di Sanità ha sottolineato che il tempo di raddoppio rilevato per la Omicron – ovvero l’arco temporale in cui raddoppia l’incidenza della variante sui nuovi positivi – è stato di due giorni, in linea con quello degli altri Paesi europei. Complessivamente i numeri hanno confermato un peggioramento della situazione epidemiologica italiana. Secondo il consueto monitoraggio realizzato dall’Iss, nell’ultima settimana c’è stato un significativo aumento dei contagi – tra il 16 e il 22 dicembre ne sono stati scovati 190.398 (+46,7% rispetto alla settimana precedente) –, dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi. A causa dell’incremento dei ricoverati, Liguria, Marche, Veneto e provincia autonoma di Trento sono passate dalla zona bianca alla zona gialla, aggiungendosi alla provincia autonoma di Bolzano, alla Calabria e al Friuli Venezia Giulia. È stato registrato anche un incremento delle morti. Ne sono state comunicate 899, pari al 27,3% in più rispetto alla settimana precedente. Nelle ultime settimane, l’andamento dei decessi è stato in costante crescita – siamo passati dai 270 morti della settimana andata dal 28 ottobre al 3 novembre agli attuali 899 –, eppure, il recente aumento non è paragonabile alla crescita dei decessi registrata nelle prime tre ondate dell’emergenza sanitaria: a dicembre dello scorso anno, è stato registrato il picco di 50 decessi ogni 3 milioni di abitanti mentre al momento le morti ogni 3 milioni di abitanti sono 7. Un contributo importante in questo senso è stato offerto dai vaccini, che proteggono dalle formi più gravi della malattia.