Nonostante le restrizioni e le minori risorse ordinarie, le attività sono continuate

Un anno di profonda incertezza che ha messo a dura prova una organizzazione peraltro molto strutturata da tempo. In questi giorni, gli enti bilaterali per la formazione continua stanno chiudendo i bilanci consuntivi relativi al 2020. I dodici mesi appena passati, è utile ricordare, sono stati a tutti gli effetti straordinari. Le misure di contenimento della diffusione del virus hanno prodotto uno stop alla formazione d’aula per larga parte dell’anno, in linea con quello che succedeva ad esempio anche nel mondo della scuola, dove, però, la normativa ha permesso un più rapido passaggio alla didattica a distanza, soprattutto a partire da settembre. Gli enti bilaterali, viceversa, si sono trovati a fare i conti con una doppia difficoltà. La prima è stata quella di rimodulare corsi progettati per l’aula in teleformazione: non sempre i corsi di adeguamento professionale sono praticabili a distanza, anche al netto del ritardo con il quale sono stati allentati alcuni paletti. La seconda è connessa alla riduzione complessiva delle risorse ordinarie a disposizione: a fronte di un calo di circa 40 miliardi nel monte stipendi, la quota destinata alla formazione si è ridotta di 120 milioni di euro. Sul finire dell’anno, però, dopo una importante sinergia fra Anpal, Cgil, Cisl, Uil e Ugl e associazioni datoriali si sono resi disponibili gli stanziamenti del Fondo nuove competenze per la riqualificazione.