di Marco Colonna

In una cosa il governo Renzi ha raggiunto l’obiettivo: costringere disoccupati, esodati, donne che sopravvivono con le pensioni di reversibilità, lavoratori stagionali e lavoratori precoci a scendere a migliaia in piazza per reclamare i propri diritti lesi da politiche economiche “scellerate” che colpiscono le categorie sociali più deboli.

Per ultimi, in ordine di tempo, hanno protestato i lavoratori precoci, tra coloro che hanno versato di più nelle casse dell’Inps, e che il 18 febbraio si sono dati appuntamento da tutta Italia a Roma, sotto Montecitorio, dopo le prove generali della manifestazione pacifica del 6 febbraio scorso in piazza Maggiore a Bologna.

Uniti nella lotta le donne rappresentanti del gruppo ‘opzione donna’ ultimo trimestre 57-58′, gli esodati che richiedono l’ottava salvaguardia per porre fine una volta per tutte ai danni causati dalla legge Fornero, i lavoratori precoci che hanno preso di mira le proposte quota 42 (per donne) e quota 43 (per gli uomini) presentate dal presidente dell’Inps Tito Boeri. Tutti uniti al motto di: “lavoro ai giovani e pensione agli anziani”.
“Sentite, sentite deputati dei vostri privilegi ci siamo stufati” e il classico “Vergogna, vergogna” fra gli slogan scanditi in piazza Montecitorio da centinaia di lavoratori e lavoratrici che chiedono al Governo Renzi e al Parlamento le tanto attese modifiche alla Fornero.

E’ stato chiesto a viva voce al premier Renzi di mantenere le promesse fatte ormai quasi un anno fa: quota 41 (41 anni di contribuzione ndr) per tutti senza penalizzazioni e senza alcun limite di età per programmare l’uscita oggi negata dalla legge Fornero di riforma delle pensioni del 2011, rivisitando la regola “capestro” sull’adeguamento all’aspettativa di vita che ogni 2 anni allontana il traguardo della pensione.
Con l’attuale legge Fornero, infatti, fra meno di 20 anni verranno richiesti 45 anni di contributi prima di andare in pensione. Un allungamento dei requisiti per il pensionamento che colpisce chi ha iniziato a versare contributi in giovanissima età, spesso a 15 o 16 anni.

Ma anche la piazza virtuale del social più frequentato al mondo, Facebook, ha vissuto momenti incandescenti di proteste e di proposte, con la pagina: ‘Lavoratori Precoci Uniti a tutela dei propri diritti’, (10.721 membri, 533 nuovi iscritti nelle ultime ore) che ribolliva di inviti al presidente del consiglio ad affrontare l’importante questione della flessibilità in uscita e che si sta organizzando in Comitati regionali per affermare il diritto di andare in pensione dopo 40 anni di lavoro, magari un lavoro manuale, usurante, e di contributi versati.

I lavoratori precoci accusano la Fornero, e i responsabili dei governi che si sono succeduti all’esecutivo tecnico guidato da Mario Monti, accusandoli di scaricarsi le responsabilità l’un l’altro. Le rassicurazioni e le smentite dei vari ministri del governo Renzi non bastano più: si chiede di cambiare il contenuto della delega che è stata presentata in Parlamento.
Nella manifestazione di Roma dei lavoratori precoci una delegazione è stata accolta e ascoltata in Commissione Lavoro: l’incontro – dedicato ovviamente al tema della flessibilità – è stato definito “positivo”.

La stessa Commissione è chiamata a passare al vaglio le formule e le nuove ipotesi contenute nello specifico ddl contenente il riassetto del sistema previdenziale e la soluzione migliore per risolvere i danni della Riforma Fornero sui lavoratori esodati e sciogliere i nodi dei lavoratori precoci.

Per l’on. Renata Polverini (FI), Vicepresidente Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati “la tutela dei lavoratori  ‘quota 41’ (gli anni di contributi versati) è prioritaria così come è fondamentale il loro diritto di andare in pensione a prescindere dall’età senza alcuna penalizzazione. Abbiamo intrapreso la nostra battaglia con Inps e Mef, ma le suddette Istituzioni, a nostro avviso, continuano a sopravvalutare i costi di questa operazione che, renderebbe giustizia a tanti lavoratori e tante lavoratrici che hanno iniziato a lavorare sin da giovanissimi”.