di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Approvato il Recovery Plan, a breve conosceremo la sorte del Conte bis, quando il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, chiarirà, insieme ai componenti dell’Esecutivo della sua sigla, nel corso della conferenza stampa indetta per stasera, se si aprirà o meno la crisi di Governo. Ormai siamo pronti a tutto. Alla resa dei conti finale, come all’ennesimo bluff. Se non si dovesse trattare solo di una trovata politica e il senatore di Rignano decidesse di andare fino in fondo, per il Paese si aprirebbero diversi possibili scenari: dal rimpasto, con magari sul piatto anche la “testa” del premier, a un “Conte ter” con l’appoggio dei cosiddetti responsabili – con l’ex avvocato del popolo, poi trasformatosi in leader in pectore del centrosinistra, che ora si riciclerebbe in veste di super centrista, insomma un uomo per tutte le stagioni – al Governo di “unità nazionale” guidato da un tecnico, con dentro tutti o quasi i partiti dell’Emiciclo, fino all’ipotesi – tutt’altro che esecrabile – del ritorno alle urne. Non sappiamo come finirà, ma di un paio di cose siamo certi. Ad esempio che gli italiani, alle prese con i gravissimi problemi generati dalla crisi Covid, non adeguatamente affrontati dal Governo, se l’Esecutivo giallorosso dovesse cadere, se ne faranno una ragione. Il premier continua ad essere descritto come “il più amato dagli italiani”, ma questa favola, creduta vera solo all’interno della classe dirigente dem e pentastellata, sempre più sconnessa dalla realtà, non trova riscontro in una popolazione stanca, impoverita e disorientata non solo a causa del virus, ma anche di una gestione insoddisfacente della pandemia. Agli italiani, ai cittadini, ai lavoratori, interessano ben altre cose. Che si fronteggi l’emergenza sanitaria, possibilmente in modo efficace. Che proceda la campagna di vaccinazione. Che parallelamente si trovi il modo di proteggere – come finora non è stato fatto in modo adeguato – le attività economiche. Che si garantiscano i posti di lavoro, anche dopo la scadenza di blocco di licenziamenti e cassa Covid. Conte e il suo Governo Frankenstein – come lo definì a suo tempo Calenda, in modo calzante – non sono certo insostituibili nel portare avanti questi compiti. Specie date le non poche prove di inadeguatezza offerte negli scorsi mesi e considerato anche il fatto di non essere mai stati sorretti da un chiaro mandato popolare e di non rappresentare la volontà della maggioranza degli italiani. Questa paventata crisi di Governo, insomma, oltre ai diretti interessati a rischio di perdere prestigiose poltrone, non fa tremare i polsi a nessuno. Che si vada avanti in modo ordinato, con le tutele che la nostra democrazia ci offre per affrontare le fasi di transizione e soprattutto che si approdi, qualunque sia l’esito di questa crisi, a un Esecutivo capace di essere realmente al servizio del Paese.