di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

In un Paese alle prese con le drammatiche conseguenze sanitarie ed economiche della seconda ondata di Covid, il disegno di legge di bilancio non solo è arrivato in ritardo, ma si è anche rivelato piuttosto debole. Sarebbero, invece, estremamente necessari interventi più incisivi e mirati, non solo per il contenimento dei danni economici e sociali nell’immediato, ma anche per impostare un progetto di ripresa per il futuro. Purtroppo, la breve tregua sanitaria e quindi economica della scorsa estate non ha potuto bilanciare una crisi profonda, iniziata lo scorso febbraio con l’ingresso del virus in Italia. La contrazione del Pil è nell’ordine di percentuali a due cifre, centinaia di migliaia di Pmi sono a rischio chiusura o già hanno dovuto chiudere, sono un milione – almeno – i posti di lavoro persi e la povertà è schizzata a livelli simili a quelli della crisi finanziaria del 2008-2009. Di fronte ad una situazione tanto grave, pur comprendendo la complessità dello scenario, quello che contestiamo al governo, così come abbiamo ribadito anche oggi nel corso dell’audizione dell’Ugl sulla legge di bilancio, è aver prima promesso interventi roboanti e poi, all’atto pratico, affrontato questo tsunami con misure non solo limitate, ma anche ritardatarie. L’impressione è quella che si stia rincorrendo la crisi economica, invece di arginarla, così come sul piano sanitario si è rincorso il virus non riuscendo, con misure tempestive, a prevenire il dilagare dei contagi. Quello che chiediamo al governo è, innanzitutto, che i provvedimenti di sostegno economico, dalla Cig ai ristori, siano rapidi e certi. Ma non basta solo questo. Non solo gli stessi sostegni andrebbero rimodulati per renderli più rispondenti alle reali necessità di lavoratori e imprese, ma sarebbe anche necessario intervenire in altri modi. Ad esempio, sul lato del settore pubblico, accompagnando lo smart working nella PA con indicazioni specifiche e strumenti adeguati, a vantaggio di lavoratori e utenti, e dedicando la massima attenzione nei confronti del personale scolastico e sanitario, categorie particolarmente esposte al contagio, da tutelare dal punto di vista sanitario, organizzativo, economico e con la stabilizzazione del personale precario. Poi la questione, dirimente, del trasporto pubblico locale. Abbiamo poi suggerito, per gettare le basi di una possibile ripresa dell’economia privata, in uno scenario paragonabile, ormai, a quello post-bellico, di investire nella manutenzione del territorio, puntando su un necessario potenziamento delle infrastrutture, si pensi alla necessità oggi ancor più evidente di colmare i gap digitali. Di avviare anche adeguate politiche abitative, grazie a un’indispensabile opera di semplificazione delle normative burocratiche che agevoli le manutenzioni private, da accompagnare con una poderosa riforma fiscale che tuteli le famiglie, incentivi l’iniziativa economica e promuova l’occupazione, al posto dei bonus fini a se stessi, affinché lo Stato e il Welfare possano contare sulle risorse derivanti da un’economia in ripresa e non dipendano solo dall’esito delle trattative per il Recovery Fund. Serve un progetto organico per il Paese, e invece abbiamo trovato nella legge di bilancio delle evidenti lacune sul versante delle idee, la mancanza di una visione, di cui invece l’Italia avrebbe estremo bisogno.