di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Oggi ricorre il 32esimo anniversario della morte di Giorgio Almirante. Una figura indimenticabile, un punto di riferimento per la destra italiana, un uomo ammirato da molti, oggetto anche di dure contestazioni, ma rispettato da tutti, compresi gli avversari sia all’esterno che all’interno del partito del quale fu leader indiscusso, il Movimento Sociale Italiano. Tra i fondatori del Msi, giornalista, deputato sin dal 1948, segretario del partito per un periodo complessivo di oltre vent’anni. Fu indubbiamente un protagonista della vita politica italiana negli anni della cosiddetta Prima Repubblica, portando nell’agone pubblico, nonostante la rigida “conventio ad excludendum” allora in auge, il contributo della destra in un periodo significativo della nostra storia, dal dopoguerra alle soglie della globalizzazione. Una fase della vita italiana che oggi ricordiamo con nostalgia perché coincise con la ricostruzione, con il boom economico e, dopo la parentesi degli anni di piombo, con l’entusiasmo degli anni ’80. Un periodo che fu comunque a volte molto duro, e non solo negli anni ’70. Un’epoca nella quale lo scontro politico era aspro, ma in modo molto diverso rispetto al contesto attuale: il dibattito era carico di idealismo, di visione, di progettualità, i modi certamente più formali, ma anche più seri e rigorosi. E di questa maniera così solenne di concepire l’impegno politico, Almirante fu uno dei massimi interpreti, nel campo della destra e non solo. L’obiettivo dichiarato della sua azione era quello di non fermarsi, nonostante un contesto ostile, a un ruolo di mera testimonianza, ma di consentire alla destra di incidere concretamente nella vita politica e sociale, di non avere un approccio ripiegato sul passato, ma orientato sempre verso il futuro. A volte le sue scelte furono oggetto di discussione anche all’interno del Msi, un partito tutt’altro che monolitico, nel quale il dibattito interno era vivace e la leadership sempre conquistata con fatica. Ebbe il merito di consentire alla destra una difficilissima “traversata nel deserto”, mantenendola presenza costante della vita politica, sociale e culturale italiana, per poi consegnare il testimone di un partito saldo e forte, nell’organizzazione e nei consensi, ai successori – purtroppo non tutti alla sua altezza – che vennero nei più agevoli anni ’90, gli anni dello “sdoganamento” del Msi, poi An. Furono molto stretti anche i suoi legami di amicizia con il nostro sindacato, oggi Ugl, allora Cisnal, che rappresentava nel mondo del lavoro quei principi e quei valori che il partito guidato da Almirante sosteneva, invece, nel contesto politico. Gli dobbiamo molto e oggi lo ricordiamo con rispetto, cercando, nel nostro impegno quotidiano, di ispirarci al suo monito di trasformare, sempre, le idee in concreta capacità di azione verso l’avvenire.