Coronavirus: lo schiaffo della Bce e gli aiuti provenienti dalla Cina

Si dice spesso: fatti, non parole. Ma in economia, come in politica, valgono entrambi. Anzi, nel crollo di ieri delle Borse europee, con Milano sprofondata del 17%, hanno contato più le parole che le azioni (rimaste, solo al momento, quasi invariate) del nuovo presidente della Bce, Christine Lagarde: non solo ha deciso di non tagliare i tassi, azione che i mercati per primi attendevano alla luce del pericolo recessione innescato dall’emergenza Coronavirus, ma ha dichiarato soprattutto che la Banca Centrale Europea «non sta qui per ridurre gli spread», vero strettamente in termini di ciò a cui è mirato il Quantitative Easing. Di più, «avevo detto che speravo di non dover mai fare un “whatever it takes”», «non intendo passare alla storia per un “whatever it takes due”». Affermandolo a mercati aperti e così innescando lo tsunami che ha generato solo per l’Italia una perdita di ben 68 miliardi di euro, ma che è arrivato fino agli Usa, dove Wall Street ha vissuto la peggiore seduta dal 1987. Come debutto in concomitanza di crisi non c’è male. Lontana dalla realtà o semplicemente dai paesi in difficoltà? Soprattutto desiderosa di rimarcare una prima, iniziale, timida, differenza a parole, perché nei fatti la strategia del QE resta, dal suo già compiantissimo predecessore, Mario Draghi. Quel «whatever it takes», da lui pronunciato il fatidico 26 luglio 2012, significava che il presidente era pronto a salvare l’euro a qualsiasi costo pur di spegnere le speculazioni sui mercati e ci è riuscito. Dunque, Lagarde non vede speculazioni in atto, non ritiene di dover difendere ulteriormente l’euro? No, perché convinta si tratti di choc «temporaneo». Beata lei e poveri noi. Lagarde ha scatenato la reazione stizzita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «L’Italia sta attraversando una condizione difficile – ha detto il capo dello Stato – e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Si attende quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione». E così, sempre a parole, dalla Bce è arrivato qualche ripensamento. Nel frattempo, sempre ieri, atterravano a Roma gli aiuti provenienti dalla Croce Rossa cinese. Sicuramente non disinteressati, ma tant’è. Mentre il presidente francese, Emmanuel Macron, ha requisito tutte le mascherine francesi e la Germania ha deciso di bloccare l’export delle sue, – e da noi scarseggiano anche negli ospedali – la Cina ci ha mandato 9 bancali con ventilatori, materiali respiratori, elettrocardiografi, decine di migliaia di mascherine e altri dispositivi sanitari più una squadra di 9 esperti cinesi (rianimatori, pediatri, infermieri e figure che hanno già gestito l’emergenza). Se di questo l’Ue non si preoccupa, vuol dire che siamo al totale fallimento della politica (sempre europea) e che Christine Lagarde si trova in perfetta linea con il “nuovo corso”.