I comuni ancora non possono avviare i progetti utili alla collettività

A quasi un anno di distanza dal suo lancio – le prime domande furono infatti presentate il 6 marzo – il reddito di cittadinanza stenta a decollare, soprattutto per quanto riguarda la cosiddetta fase due, quella che dovrebbe portare all’inclusione della persona attraverso una occupazione presso un datore di lavoro privato oppure attraverso la partecipazione ai cosiddetti Puc, progetti utili alla collettività che dovrebbe sostituire i più conosciuti lavori socialmente utili. I numeri confermano la difficoltà dei centri per l’impiego a fungere da collegamento fra la persona disoccupata e l’impresa alla ricerca di figure professionali: le attivazioni rimangono, infatti, al di sotto della soglia del 4%. Non va bene neanche sul versante enti locali, dai quali dipende la definizione dei Puc. Soltanto ora, i comuni stanno iniziando a mettere nero su bianco le loro idee, in attesa del via libera della Corte dei conti sull’ammontare dei premi assicurativi Inail.