di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Non che avessimo qualche dubbio ma, dopo gli endorsement di Romano Prodi, di Nicola Zingaretti e Giuseppe Conte, poi di George Soros e infine della foto di gruppo con Luciano Benetton e Oliviero Toscani, da oggi abbiamo la prova definitiva che il movimento delle Sardine è di sinistra, grazie alla scissione romana delle Sardine, dichiarata da Stephen Ogongo (lo stesso che non avrebbe avuto nulla in contrario a condividere la piazza di Roma con Casapound), rimasto dopo poche ore da solo in quanto a sua volta scisso dal suo stesso gruppo romano. Così le Sardine non sono ancora diventate partito, ma la tentazione della scissione si è manifestata in loro. Tentazione, anzi realtà, che come sappiamo ha già colpito più volte il Pd. Ma non è solo in Italia che la sinistra o, sarebbe meglio dire, le sinistre continuano a deragliare.
Anche negli Usa le primarie del Partito Democratico non sono iniziate, da ieri, nel migliore dei modi. Per i prossimi cinque mesi, gli elettori democratici di ogni Stato saranno chiamati a esprimere la propria preferenza per chi dovrà sfidare Donald Trump alle Presidenziali Usa del 3 novembre. Ma la macchina organizzativa del Partito Democratico ieri è andata letteralmente in tilt: a notte fonda (orario degli Stati Uniti) ancora non c’erano i risultati dei caucus dell’Iowa (caucus, in questo caso, è l’assemblea di un partito politico o di un sottogruppo dello stesso per nominare i candidati a una carica), quasi tre ore di “buio” nelle quali le solite fonti “bene informate” sostengono sia accaduto un po’di tutto, tanto che alla fine si è dovuto procedere con il conteggio manuale, mentre nello stesso stato Donald Trump vinceva le competizioni repubblicane contro l’ex membro del Congresso Joe Walsh e l’ex governatore del Massachusetts Bill Weld. Problemi organizzativi che legittimamente lasciano dedurre che nel Partito Democratico le fila non riescano più (e non solo da ieri) ad essere serrate. Il manager della campagna di Trump non si è lasciato sfuggire l’occasione per dichiarare su Twitter: «Non riescono a gestire i caucus e vogliono governare. No grazie». Tutto sommato l’Italia non è così lontana.
E che dire infine del “faro” di tutte le sinistre? Proprio oggi non solo la leadership di Pechino ha ammesso «mancanze» nella risposta all’epidemia di coronavirus in Cina, ma anche il presidente Xi Jiping ha sottolineato come l’epidemia di Coronavirus rappresenti «un test importante» per il sistema cinese e per la capacità di governo, parlando anche lui di «mancanze e debolezze emerse». Una buona notizia c’è: a quanto pare aumenta il numero di persone e di popoli che non hanno più alcuna intenzione di fare da cavie né del virus e tanto meno delle sinistre.