Da inadempimento impatto di 3,5 miliardi su PIL, pari allo 0,2%

«Le conseguenze economiche attivate dall’inadempimento di ArcelorMittal, ossia il fallimento del progetto di preservazione e rilancio dei Rami d’azienda, porterebbero ad un impatto economico pari ad una riduzione del Pil di 3,5 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil italiano e allo 0,7% del Pil del Mezzogiorno». È una delle considerazioni espresse dai Commissari dell’ex Ilva nella memoria di repliche depositata al Tribunale civile in occasione del contenzioso con ArcelorMittal. «Calpestando gli accordi stipulati e gli obblighi assunti – si legge ancora – il danno creato da sarebbe incalcolabile e concretamente irreparabile con pregiudizi diffusi a carico dell’intero tessuto socioeconomico delle aree interessate». I legai dei commissari scrivono poi che la revoca dello stop all’altoforno2, decisa dal Tribunale del riesame di Taranto alcune settimane fa, fa venire meno i presupposti per il disimpegno della multinazionale dell’acciaio e che le affermazioni di ArcelorMittal secondo cui «la mancata estensione temporale dello scudo penale renderebbe “impossibile attuare il piano ambientale senza incorrere in responsabilità conseguenti a problemi ambientali ereditati dalla precedente gestione” non è pertanto una semplice mistificazione ma piuttosto una conclamata falsità». Secondo i commissari, infatti, la mancata proroga dello “Scudo penale” rappresenta «quindi soltanto la raffazzonata giustificazione utilizzata da ArcelorMittal per sciogliersi da un rapporto contrattuale oggi non più ritenuto nel proprio interesse».