La politica cerca disperatamente di trovare una soluzione in extremis al pasticcio creato sul destino dell’acciaieria. Scadono infatti stasera le 48 ore date dal governo ad ArcelorMittal per prendere una decisione definitiva. Si parla di un nuovo scudo penale, ma ora la multinazionale indiana rilancia pretendendo esuberi per 5000 o addirittura 6700 persone, così più che dimezzando la forza lavoro. La concorrente Jindal smentisce di avere interesse a rilevare l’azienda e spunta all’orizzonte anche una possibile nazionalizzazione. Ma la maggioranza è divisa sulle decisioni da prendere. In questo caos, con lo spettro della bomba sociale che esploderebbe in caso di chiusura dell’acciaieria, i lavoratori hanno proclamato lo sciopero, iniziato alle 7 di questa mattina e che durerà 24 ore, in tutti i siti del gruppo, a partire da quello di Taranto. Non solo: hanno fatto sapere che l’azienda già sta diminuendo le proprie attività “portando gli impianti al minimo della capacità di marcia”. I sindacati chiedono ad ArcelorMittal di ritirare la procedura di cessione e al governo di ripristinare in toto l’accordo del 6 settembre 2018, quindi con lo scudo, per non fornire alcun alibi alla multinazionale