Dall’Istat arrivano notizie molto contrastanti sul versante del lavoro. Da una parte, l’Istituto di statistica segnala un incremento degli occupati nell’anno, ma, dall’altra, evidenzia un aumento del tasso di disoccupazione, un dato che, di per sé, potrebbe anche non essere negativo fino in fondo, se però fosse figlio esclusivo dell’uscita dalla inattività delle persone. Purtroppo, non è sempre così, visto che comunque in almeno il trenta per cento dei casi si tratta sicuramente di perdita secca del posto di lavoro. Partendo con le buone notizie, in dodici mesi, gli occupati sono cresciuti di 111mila unità, in quasi tutte le classi demografiche tranne quella compresa fra i 35 e i 49 anni, cosa quest’ultima che è possibile collegare in parte con la mancanza di incentivi e con la carenza di competenze specifiche in linea con la rivoluzione digitale in atto. Fa pensare, però, il rallentamento in fatto di occupati che si è registrato negli ultimi due trimestri, con l’ultimo mese che segna addirittura un segno meno (-32mila) a causa soprattutto della riduzione fra gli autonomi, così come inquieta la ripresa della disoccupazione con 73mila disoccupati in più soltanto nell’ultimo mese. Un fenomeno che è largamente diffuso, ma che sembra colpire soprattutto i giovani fra i 15 e 24 anni. La disoccupazione giovanile, infatti, riprende a crescere, tornando ad avvicinarsi pericolosamente a quota 30 percento.