di Mario Bozzi Sentieri

Può essere considerato “normale” un Paese nel quale l’autore di un libro teme possibili ritorsioni per le sue opere? Non siamo al tempo dei Gulag e delle persecuzioni contro il dissenso nell’Urss, né siamo di fronte all’ennesima epurazione nei confronti di qualche editore/autore di libri non conformi, come si è visto recentemente al Salone Internazionale di Torino. Al centro della querelle c’è addirittura il vincitore del premio Strega, il premio letterario più prestigioso d’Italia, quest’anno toccato ad Antonio Scurati, autore di “M. Il figlio del secolo”, la biografia romanzata dedicata agli anni (1919-1924) dell’ascesa di Mussolini: un librone di ottocento pagine, che ha superato le 150 mila copie ed è arrivato alla decima edizione. Scurati – sia chiaro – è tutt’altro che un “nostalgico”. Il suo è un “romanzo documentario”, perché nessuno degli avvenimenti, dei personaggi e dei dialoghi sono stati inventati. La Bompiani è una casa editrice “perbene”. Lo stesso autore ha dichiarato di essersi sentito investito di una “responsabilità etica, estetica e sociale” nello scrivere “M”, dedicando la sua vittoria letteraria “ai nostri nonni e ai nostri padri, che furono prima sedotti e poi oppressi dal fascismo, soprattutto quelli che tra loro trovarono il coraggio di combatterlo armi alla mano. Vorrei dedicare il premio anche ai nostri figli, con l’auspicio che non debbano tornare a vivere quello che abbiamo vissuto cent’anni fa, in modo particolare a mia figlia Lucia”. Diciamo che così il “Confiteor” della liturgia antifascista è garantito. Malgrado queste premesse, ecco emergere nell’animo dell’autore i “demoni della superstizione”, il timore inconscio di dover fare i conti con i mostri dell’intolleranza ideologica. A confessarlo è lo stesso Scurati  che, in un’intervista a Mirella Sereni, de “La Stampa”, parla di una notte tormentata da incubi e fantasmi: “Queste ore post Strega sono state turbate dalla visione angosciosa di trovarmi in un cinema affollatissimo dove mi si contestava di aver alimentato il mito di Mussolini”. Al di là di tutte le dichiarazioni contro l’epica del capo carismatico, alimentata dal “romanzo documentario”, e delle denunce contro le recenti derive populiste (“Mussolini esercita un grande appeal perché la sua figura incarna l’archetipo del populismo”) gli incubi notturni del vincitore del premio Strega la dicono lunga sul terrorismo psicologico che aleggia sulle nostre teste, inquieta gli animi, si insinua perfino in intellettuali raffinati come Scurati, studioso, a livello universitario, dei linguaggi della guerra e della violenza, docente di teorie e tecniche del linguaggio televisivo. Uno, insomma, che con le manipolazioni della comunicazioni e con il dispotismo del pensiero dominante dovrebbe essere in grado di cimentarsi, sconfiggendo fobie antistoriche e faziosità storiografiche. Ma qui evidentemente il potere dell’inconscio è ben più forte delle ragioni culturali e storiche. Non basta insomma leggere e documentarsi. Qui ci vuole una grande opera di “purificazione” di massa dalle tossine dell’intolleranza. L’intolleranza dei finti amanti della libertà “a senso unico”, dei figli del pluralismo taroccato, dei cultori dell’ignoranza. Insomma di quell’antifascismo superstizioso che tormenta, paradossi di un’Italia “libera”, perfino le notti del vincitore del premio Strega.