di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

 

Avrà ragione il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a sostenere che quella tra i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, è «una dialettica che ricondurrei alla competizione elettorale in corso» e che all’orizzonte non c’è alcuna sfiducia nei suoi confronti e nemmeno aria di crisi di Governo. Tuttavia qualche tensione ci deve essere stata. Lo si evince non tanto da quello che tutti i quotidiani, ovviamente con sfumature e tendenze diverse, riportano rispetto al “travagliato” Consiglio dei Ministri di ieri, anzi di stamattina terminato all’1 di notte, ma dalle dichiarazioni dei singoli rappresentanti di entrambi i partiti, vice premier compresi. Conte fa indubbiamente il suo mestiere quando tenta di stemperare i toni e le discussioni, ma se persino un rappresentante del M5s, come l’ex giornalista Gianluigi Paragone, scusandosi con i suoi elettori, ha ammesso nel corso di una trasmissione televisiva che i toni sono diventati indubbiamente troppo accesi, qualcosa in merito andrà pur fatto. Lo meritano non soltanto gli elettori dei rispettivi partiti ma tutti i cittadini italiani, che devono percepire il cambiamento di passo impresso dal Governo del Cambiamento, per molti aspetti già innescato, soprattutto per quel che concerne un tema così importante e universalmente sentito come quello della sicurezza. Una questione che non smette di riempire le cronache dei giornali nazionali e locali, con fatti più o meno eclatanti, ma che in ogni caso influiscono e non poco sulla qualità della vita e del lavoro di tutti noi. Perciò ci auguriamo che il rinvio dell’approvazione del decreto sicurezza bis, necessario a detta dello stesso premier perché è un testo complesso da richiedere il vaglio del Quirinale, al fine di «raccoglierne tutte le eventuali valutazioni e approfondimenti», non venga utilizzato come arma di «dialettica elettorale», perché sarebbe profondamente sbagliato. Il decreto sicurezza bis, tra la varie cose, introduce multe per chi soccorre i migranti in mare, misura che pur toccando la questione internazionale dell’obbligo di soccorrere qualsiasi imbarcazione in difficoltà, non può e non deve non tener conto di quello che accade nel Mediterraneo, mettendolo anche in collegamento con, ad esempio, il “mercato” che a Roma è stato costruito intorno all’acquisizione italiana, tanto per dirne una, e che ieri è stato fermato grazie ad una serie di arresti. Ma per capirne l’importanza basterebbe pensare a tutti coloro che, sulla disperazione umana e sul desiderio umano di trovare miglior fortuna, lucrano fino al punto di mettere in pericolo vite umane. Che sono quelli che aiutano indirettamente gli scafisti a portare i clandestini a destinazione. È una questione umanitaria nei confronti di chi decide di attraversare il Mediterraneo, mettendo a rischio persino la propria vita e quella dei figli, ma allo stesso tempo è una, se non la, questione sociale che non a caso “esplode” sistematicamente nelle periferie, e non solo, delle nostre grandi città.