di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Eravamo in attesa della notizia d’impatto in grado di concludere “degnamente” questa animosa campagna elettorale per le europee ed eccone servita una di un certo rilievo: il nuovo caso Sea Watch. Il “fronte del porto” ovvero lo scontro fra il ministro dell’Interno Salvini e la procura di Agrigento da un lato e l’andamento dei rapporti fra i due partiti di maggioranza all’interno del Governo Legastellato dall’altro, il tutto in merito ad uno dei temi cruciali del dibattito politico odierno, ossia la gestione dell’immigrazione clandestina. Ricapitolando, una nave, la Sea Watch 3, battente bandiera olandese e gestita dall’omonima Ong tedesca, è di nuovo al centro delle polemiche e delle indagini. Il 15 maggio la suddetta nave aveva, secondo il consueto schema, soccorso 65 migranti a 30 miglia dalle coste libiche puntando dritto, poi, verso l’Italia, nonostante la diffida emanata dal nostro governo, nella persona del ministro Salvini, ad avvicinarsi alle acque territoriali italiane. Due giorni dopo lo stesso Viminale aveva autorizzato lo sbarco di 18 sui totali 65 migranti a bordo, 7 bambini e i loro genitori e un uomo malato, vietando, però, fermamente agli altri di approdare in Italia. Nonostante ciò, la Sea Watch 3 è comunque entrata in acque italiane, è stata posta sotto sequestro dalla procura di Agrigento ed è sbarcata nel porto di Lampedusa. A questo punto, dopo un iniziale dubbio sulle responsabilità, ossia su chi avesse preso la decisione di autorizzare lo sbarco, se si fosse trattato della componente M5S del Governo e quindi del ministro delle Infrastrutture Toninelli, si sono delineati i contorni della vicenda: l’iniziativa è partita dalla Procura di Agrigento, quella guidata da Patronaggio, ovvero quella che a suo tempo aveva accusato lo stesso Salvini di sequestro di persona per la gestione del caso Diciotti. La vicenda è molto delicata: sul tema delle migrazioni clandestine si sta verificando un braccio di ferro fra potere Esecutivo e potere Giudiziario. L’azione politica del primo, volta a bloccare il traffico di esseri umani provenienti dall’Africa ed indirizzati mediante il ruolo – molto opaco – di alcune Ong esclusivamente verso l’Italia, sta subendo un ostracismo da parte del secondo. Ricordiamo bene che questo tema ha rappresentato una fra le prime forti ed anche ardite azioni di discontinuità rispetto al passato del cosiddetto “governo del cambiamento”. In questa fase delicatissima non è certo secondario il ruolo che deciderà di interpretare la componente grillina del Governo Conte: se andare avanti al fianco della Lega nella costruzione di un’Italia nuova o compiere un clamoroso dietrofront. Apprezzato forse da alcuni, ma sicuramente non da molti, moltissimi altri. E ci aspetta ancora una lunga settimana prima che arrivi il 26 maggio.