L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (Ocse) ha sottolineato il permanere di un «rallentamento della fase di crescita» nella maggior parte delle economie dell’area. Si tratta di una tendenza in atto da diversi mesi, ma che è risultata particolarmente evidente in due Paesi: Italia e Germania. Diffondendo la relazione mensile contenente gli indicatori compositi avanzati relativi a marzo – sono indicatori molto importanti, perché realizzati per misurare in anticipo i cambiamenti del ciclo economico – l’Ocse ha puntualizzato che il «rallentamento della fase di crescita» è stato registrato negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito e nell’intera Eurozona. Tuttavia gli analisti hanno sottolineato che è il rallentamento stato particolarmente evidente in Germania e in Italia. Nel caso tedesco l’indicatore è sceso di 25 punti base nell’arco di un solo mese a 99,02 punti – dunque molto al di sotto della media a lungo termine fissata a 100 –, in quello italiano, invece, è diminuito di 17 punti base, attestandosi a quota 99,06 punti base. E negli altri Paesi? In Francia, ad esempio, l’indicatore non ha subito variazioni restando a 99,12 punti, indicando una «crescita stabile». Stesso discorso per la Spagna, dove è stata registrata una diminuzione molto contenuta (due centesimi) a 99,32 punti base. Fuori dall’Eurozona il calo è stato di 15 centesimi negli States – per l’economia statunitense, l’indicatore composito avanzato è a quota 98,79 punti –, di 12 centesimi in Canada (a 98,75), di 9 in Giappone (a 99,40) e di due nel Regno Unito, a 98,52 punti base.