I rapporti (soprattutto commerciali) con la Cina, le spinte protezioniste degli Stati Uniti, il dossier Libia. Ma nel più recente passato anche la crisi ucraina e la guerra in Siria, che resta un tasto dolente. Tante le questioni aperte su cui l’UE, troppe volte si è fatta trovare impreparata, oppure esercitare un ruolo marginale, quando non del tutto irrilevante. Una della maggiori accuse rivolte all’Unione europea riguarda l’incapacità di “parlare” con una sola voce rispetto alle dispute internazionali. Troppe volte, infatti, gli interessi dei singoli Stati hanno prevalso su quelli comunitari. «La politica estera e di sicurezza comune (PESC) dell’Unione europea – si legge al riguardo sul sito del Parlamento europeo – è stata istituita nel 1993 dal trattato sull’Unione europea (TUE) al fine di preservare la pace, rafforzare la sicurezza internazionale, promuovere la cooperazione internazionale e sviluppare e consolidare la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Il trattato ha introdotto “il sistema dei tre pilastri”, con la PESC come secondo pilastro. Se le posizioni e le azioni comuni avevano dato forma a risposte comuni in materia di politica estera, la PESC era basata principalmente su procedure intergovernative e sul consenso». «Entrando in vigore il 1° gennaio 2009, il trattato di Lisbona – viene ancora spiegato – ha fornito all’Unione personalità giuridica e un’incarnazione istituzionale del suo servizio esterno, oltre ad aver eliminato la struttura a pilastri. Il trattato ha creato una serie di nuovi attori della PESC, fra cui l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (che è anche vicepresidente della Commissione) e il nuovo Presidente permanente del Consiglio europeo». In che modo la politica estera interessa il Parlamento europeo? Ad esempio l’Alto rappresentante – che attualmente è Federica Mogherini – è tenuto a consultare regolarmente il Parlamento sui principali aspetti della PESC e le principali scelte fatte in tale ambito. Tante le sfide che attendono l’Europa, a cominciare dalle relazioni con Pechino che nutre – attraverso la Belt and Road Initiative (BRI) – particolari interessi nel Vecchio continente. Proprio di recente il vertice UE-Cina ha posto le basi per un accordo tra i due attori, con Pechino che viene vista da Bruxelles tanto un partner quanto un concorrente. Un’Europa che cambia e più vicina ai popoli, insomma, deve passare anche per le scelte di politica estera.