di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Tanto per cambiare, la Ue boccia la manovra italiana. Ai Commissari europei la nostra Legge di Bilancio continua a non andare giù e così nel Country Report sull’Italia, che arriverà mercoledì prossimo, ma che è già stato anticipato su La Repubblica, senza mezzi termini si dice che le principali misure ideate dal Governo, da quota 100 al reddito di cittadinanza, alla prima tranche di flat tax, non vanno bene e addirittura l’Italia potrebbe contagiare l’economia di tutta l’Eurozona. Però ben sappiamo che è il contesto generale ad essere sfavorevole: il peggioramento del quadro economico riguarda l’intera Europa e non dipende certo da noi. A questa situazione, in ogni caso, Commissione europea ed Esecutivo italiano intendono reagire in modo opposto, incarnando due visioni economiche – ed anche politiche – antitetiche. Se i commissari insistono su austerity e neoliberismo, per i gialloblu sono proprio queste ricette ad aver contribuito negativamente a creare la situazione attuale e non è certo insistendo su questa linea che si possono migliorare le cose. Il nostro Governo sta tentando un cambio di passo e forse le previsioni che giungono da Bruxelles potrebbero rivelarsi, e non sarebbe la prima volta, del tutto sbagliate. Intanto dal mondo del lavoro italiano iniziano ad arrivare dei primi segnali incoraggianti, con un aumento netto delle assunzioni ed in particolare di quelle a tempo indeterminato. Conseguenza, qualcuno dovrà pur dirlo, del Decreto Dignità. La direzione intrapresa, nonostante il coro quasi unanime dei detrattori, potrebbe essere quella giusta. Ed ora aspettiamo che si dispieghino gli effetti della manovra. Se da Bruxelles affermano che quota 100, facendo uscire mondo del lavoro chi andrà pensione, abbasserà il tasso di occupazione, si potrebbe rispondere che quel tasso prima era falsato, perché ogni suo aumento non corrispondeva a nuovi occupati ma solo alla permanenza in attività di chi era ormai esausto, mentre era bloccato il turnover generazionale, comprimendo di conseguenza anche economia e consumi, dato che, normalmente, i più propensi a spendere sarebbero i giovani che devono costruirsi una vita. Se dicono che il reddito e la riforma dei Centri per l’impiego sono troppo difficili da realizzare, si potrebbe ribattere che è arrivato però il momento almeno di provarci per tentare di adeguarci anche agli standard europei positivi, oltre che alle regole di bilancio. Se per loro la flat tax è un “mini condono”, potrebbero essere state invece le tasse eccessive e sproporzionate, specie in periodi di difficoltà economica, ad aver affossato tante piccole attività, con conseguenze negative sia dal punto di vista economico che occupazionale. Ma le già limitate possibilità di dialogo sembrano ormai ancora più esigue, data l’incombente campagna elettorale per le europee.