di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

L’ambasciatore francese Christian Masset, richiamato in patria la scorsa settimana, oggi rientra a Roma. Siamo giunti a una tregua, dopo settimane e mesi di tensioni diplomatiche fra i due Paesi, arrivate all’apice a seguito dell’incontro tra il vicepremier e leader del M5S, Luigi Di Maio, e una delegazione di gilet gialli. A stemperare il clima sarebbe stata, dopo le dichiarazioni distensive dei leader della maggioranza, la telefonata tra Sergio Mattarella e Emmanuel Macron. Un intervento giusto, quello del nostro Presidente, a fare squadra con le altre istituzioni italiane e con il governo, per calmare i toni, per normalizzare i rapporti coi cugini d’oltralpe. Nella speranza di relazioni più cordiali fra i due Stati. Temiamo però che la querelle non terminerà con il rientro dell’inquilino di Palazzo Farnese. Specie e soprattutto a causa del periodo politico di campagna elettorale in previsione delle europee. Ma andiamo per gradi. Innanzitutto, spesso si fa confusione tra popoli e governi. I sentimenti di amicizia e fratellanza fra italiani e francesi non sono, ovviamente, in discussione e questo dovrebbe essere pacifico. Italia e Francia, al di là degli sfottò campanilisti, che restano confinati nel campo della goliardia, magari in occasione di una partita di pallone, sono Paesi fratelli, particolarmente simili, fra l’altro, nel più vasto contesto comune della storia e della cultura europea. Altra questione, invece, è quella che contrappone i rappresentanti politici attualmente al governo in un Paese e nell’altro. Per chiarire, a rischio di semplificare un po’ argomenti che in realtà sarebbero piuttosto complessi, in Francia troviamo Macron, alfiere delle sinistre globaliste e dell’attuale direttorio Ue, mentre in Italia il governo Conte e il duo Salvini e Di Maio rappresentano il prototipo della visione sovranista e populista e della critica all’attuale gestione dell’Unione. È normale che ci siano degli attriti: incarnano infatti visioni politiche che sono sostanzialmente agli antipodi. Non solo. Ci sono sul tavolo anche questioni piuttosto spinose a riscaldare gli animi: la gestione dei migranti, le politiche economiche, la vicenda annosa riguardante i latitanti italiani ospitati in Francia. Tutto ciò non dovrebbe, comunque, far dimenticare le doverose forme di rispetto istituzionale, reciproco, proprio affinché non si travalichi il limite fra il normale antagonismo politico fra forze contrapposte e la mutua e stabile amicizia fra popoli. A questo punto sarebbe sciocco fare la conta per stabilire chi, in questo gioco pericoloso, ha cominciato per primo. Ognuno si faccia la sua idea. Comunque il rientro dell’ambasciatore potrebbe segnare un nuovo inizio, per un dibattito politico che sia, se del caso, anche aspro, ma senza scadere nella mancanza di rispetto. Bentornato, quindi, ambasciatore Masset!