Si fa una grande fatica a non mettere in relazione l’ultima querelle tra Italia e Francia, diventata per volere di quest’ultima un caso diplomatico, nonostante le innumerevoli scorrettezze nei confronti del nostro Paese in termini di frontiere, sul tema dei migranti e anche su questioni più “squisitamente” industriali (Fincantieri), con l’accordo, ancorché non epocale nonostante il nome (Trattato di Aquisgrana), che oggi siglano Francia e Germania. Dopo 56 anni (il precedente siglato nel 1963 dai presidenti Charles de Gaulle e Konrad Adenauer), si rinsalda un rapporto che può essere considerato la base del famigerato asse franco-tedesco e che vede una necessaria «ridefinizione» della decennale collaborazione tra i due Paesi anche alla luce del  «crescente populismo e nazionalismo», ovviamente per ostacolarlo, con parole d’ordine quali «unità», «solidarietà» e «coesione».

Nel frattempo, nonostante il nostro ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, abbia ricordato che Italia e Francia restano «amici» e che ci sono solamente «visioni diverse che si confrontano negli Stati e fra gli Stati», restano lapidarie le parole del vice premier Matto Salvini, il quale invece di gettare acqua sul fuoco, dopo la convocazione da parte dell’Eliso dell’Ambasciatore italiano in Francia, Teresa Castaldo, per le parole «inaccettabili» del vice premier Cinque stelle, Luigi Di Maio, stamattina ha rincarato la dose affermando che c’è chi «va in Africa e sottrae ricchezza e sviluppo, l’Italia non è tra questi, la Francia evidentemente lo è. In Libia non ha interesse alla stabilizzazione perché ha interessi petroliferi, lezioni di bontà e generosità non ne prendo da nessuno». Guardando ai fatti e alla situazione della Libia, da Sarkozy e dalla caduta di Gheddafi in poi, non si può affermare il contrario. Eppure l’Europa sostiene Emmanuel Macron (fischiato dalla folla proprio oggi insieme a Angela Merkel), sostiene il rinforzato asse franco-tedesco, proprio oggi con il mite commissario Moscovici paventa che potrebbero essere rivisti in chiave negativa i giudizi della Ue anche sulla manovra italiana.

Il dubbio legittimo che può nascere a questo punto è: ma non sarà che in Europa qualcuno ha deciso che gli unici a non potersi permettere di essere nazionalisti e populisti sono soltanto gli italiani?