di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Sarebbe facile dare la colpa alla crisi. In fin dei conti, in questi anni, la crisi è servita da alibi a molti per giustificare errori e scelte poco oculate. Eppure, guardando bene alla storia del nostro Paese, dietro larga parte degli scandali che periodicamente hanno investito i risparmiatori vi è spesso una mancanza di controlli. Anzi, ancora più, proprio chi dovrebbe controllare e vigilare, si è ritrovato ad essere un attore di parte a tutti gli effetti. È stato così per la Banca Romana sul finire del 1800 ed è stato così per Bancopoli nel 2005. Si sono autorizzate operazioni che non potevano né dovevano essere autorizzate, mentre si tramava nell’ombra, a tutto discapito dei piccoli risparmiatori che si sono ritrovati a raccogliere, nella migliore delle ipotesi, le briciole. E meno male che l’attuale governo ha previsto l’istituzione di un fondo per venire incontro ai risparmiatori truffati, mettendoci sopra più di mezzo miliardo di euro all’anno per tre anni. È già un segnale di cambiamento. Ripercorrendo, ad esempio, le vicende del Monte dei Paschi di Siena, ci si domanda come è stato possibile che accadesse tutto ciò, che un Istituto già in sofferenza si esponesse per dieci miliardi verso Antonveneta. Ed ancora, ci si domanda con quale criterio si sono proposti allo sportello strumenti finanziari assolutamente rischiosi a pensionati, a piccoli risparmiatori, a lavoratori che faticano ad arrivare alla terza settimana, o come sia stato possibile autorizzate prestiti ingenti a personaggi equivoci con la sola firma di un direttore. Ed allora, mai come per il settore creditizio torna in primo piano la necessità di dare attuazione all’articolo 46 della Costituzione sulla partecipazione. L’inserimento di un rappresentante dei lavoratori nei Cda garantirebbe un maggiore controllo.