L’ economia italiana, dopo una fase di progressiva decelerazione, nel III trimestre ha registrato un arretramento dei livelli di attività, determinato da un calo degli investimenti e da una lieve flessione dei consumi. La domanda estera netta ha invece fornito un contributo positivo alla crescita del Pil. I margini di profitto delle imprese manifatturiere mostrano una flessione, dopo la stabilità rilevata nella prima metà dell’anno. Lo scrive l’Istat nella nota mensile, sottolineando però che, dopo mesi di flessioni, l’indicatore anticipatore ha mostrato una stabilizzazione. Insomma: l’Italia sta subendo un rallentamento economico, cosa che ha interessato sia l’Eurozona sia i nostri principali competitor, ma non mancano comunque le note positive. L’Istat, per esempio, spiega che nel III trimestre è vero che gli investimenti sono scesi dell’1,1% (dopo il +2,8% del trimestre precedente) riflettendo soprattutto il -2,8% rilevato per la spesa in impianti, macchinari e armamenti, ma anche che la diminuzione segue l’ottimo risultato del trimestre precedente, quando questo tipo di investimenti sono aumentati del 6,9%. Anche altri tipi di investimenti, come quelli in abitazioni (+0,6%) e in fabbricati residenziali (+0,3%), sono aumentati, con un conseguente miglioramento anche del valore aggiunto del settore delle costruzioni (il settore messo più in difficoltà dalla crisi), per il quale si rileva un +0,6%. Bene anche le esportazioni, che aumentando in misura maggiore rispetto all’import (+1,1% contro +0,8%), hanno contribuito all’apporto positivo della domanda estera netta. Incoraggianti i dati sul mercato del lavoro, il numero degli inattivi è diminuito, comportando un lieve aumento del tasso di disoccupazione. A ciò si aggiunge «un significativo livello delle trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato».