Al momento, sappiamo come dovrà essere, ma non dove dovrà essere il Deposito nazionale. Il Deposito nazionale è concepito quale infrastruttura ambientale di superficie, con una parte dedicata alla sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività (praticamente tutti quelli prodotti nel nostro Paese) ed un’altra allo stoccaggio temporaneo dei rifiuti radioattivi ad alta attività, per i quali il deposito definitivo è di profondità. Nel progetto, il Deposito nazionale propriamente inteso è accompagnato dalla realizzazione di un Parco tecnologico. Nel complesso, il progetto prevede un interessamento di un’area di 150 ettari, di cui 40 destinati al Parco tecnologico. Dei 110, 80 ettari sono destinati ad impianti di supporto e alle aree di rispetto, mentre 20 al Deposito vero e proprio e i restanti 10 alle strutture temporanee di stoccaggio temporaneo dei rifiuti ad alta attività. Le celle dedicate alla sistemazione dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività sono novanta; esse sono realizzate in calcestruzzo armato con all’interno dei contenitori in calcestruzzo speciale (moduli), che a loro volta ricoprono contenitori metallici (manufatti). Le celle sono destinate ad accogliere 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi; esaurita la disponibilità – ai ritmi attuali il sito sarebbe completo in circa 110 anni -, l’area sarà ricoperta con una collina artificiale di materiali inerti ed impermeabili. Lo stoccaggio di rifiuti ad alta attività è previsto per un periodo massimo di 50 anni. Il Deposito nazionale dovrebbe garantire un isolamento per un periodo superiore a 300 anni. Sotto il profilo dei costi, la stima è di 1,5 miliardi di euro; di questi, 650 milioni sarebbero destinati alla localizzazione, progettazione e costruzione del Deposito vero e proprio, 700 milioni alle infrastrutture interne ed esterne, mentre 150 milioni andrebbero alla realizzazione del Parco tecnologico. I costi saranno a carico della collettività, considerando che la realizzazione del sito sarà finanziata dalla componente tariffaria Arim (ex componente A2) della bolletta elettrica, già destinata al decomissioning. Per quanto attiene ai rifiuti di origine medicale, industriale e di ricerca, è previsto un anticipo da parte della Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera), con un successivo recupero una volta che il Deposito inizierà a svolgere le proprie funzioni. Per la copertura dei costi di gestione del Parco tecnologico, è prevista l’attivazione di altre fonti di finanziamento, comprese quelle private.