di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Il tema del nucleare nel nostro Paese tocca indubbiamente un nervo scoperto. Se in altre parti d’Europa l’utilizzo di centrali nucleari ai fini civili è proseguito nel tempo, in Italia ciò non è stato possibile per ragioni di ordine diverso, connesse non soltanto all’impatto emotivo di accadimento come Cernobyl e Fukushima. Di certo, però, vi è un tema relativo alla gestione dei rifiuti nucleari. L’indicazione della realizzazione di un Deposito nazionale arriva da Bruxelles. L’Italia potrebbe decidere diversamente, salvo incorrere in una procedura di infrazione. L’alternativa potrebbe essere quella di realizzare più siti di minore capacità, ma sul punto sarebbe comunque necessario un confronto con la Commissione europea e fermo restando l’obiettivo di garantire la sicurezza sul sito sotto ogni profilo, in particolare ambientale e di contrasto al terrorismo. Sulla decisione, sono destinati ad intrecciarsi aspetti formali con altri sostanziali. Del resto, soltanto assicurando un processo decisionale trasparente è possibile sperare di superare le logiche perplessità che derivano dalla realizzazione di un sito destinato ad accogliere scorie radioattive. Forma e sostanza si incrociano sui criteri di esclusione e di approfondimento contenuti nelle linee guida dell’Ispra. Le aree potenzialmente idonee non sembrano essere molte; sarebbe quindi utile conoscere in maniera ufficiale i contenuti della Carta nazionale, così da poter aprire un confronto serio e costruttivo in linea generale e con i territori interessati. In tal senso, l’idea di affiancare al Deposito nazionale un Parco tecnologico può rivelarsi decisiva, perché capace di generare un ritorno significativo anche in termini di occupazione diretta ed indiretta.