Udite, udite: la Bce è preoccupata per i rischi di una revisione della riforma delle pensioni in Italia.
Nel bollettino economico dell’Eurotower, in un articolo dedicato all’invecchiamento della popolazione e ai costi previdenziali, è scritto che «in alcuni Paesi (per esempio Spagna e Italia) sembra esserci un elevato rischio che le riforme delle pensioni adottate in precedenza siano cancellate».
Le sirene della Controriforma europea non si placano e non sorprende, oggi, l’ennesimo avvertimento al “governo del cambiamento”: non osi toccare la Fornero, o potrebbero essere guai. Si tratta di un vero e proprio fallo di reazione da parte della Bce: l’Italia elegge un esecutivo deciso a contrastare l’Europa dell’Austerity, la quale, piccata dallo schiaffo delle urne, sfodera le sue contromosse e lancia i suoi moniti. Sul fronte dei conti pubblici, la Bce ha chiarito che «è necessario proseguire gli sforzi di risanamento delle finanze pubbliche nel pieno rispetto del Patto di stabilità e di crescita, in particolare, per i paesi con alti livelli di debito sono indispensabili ulteriori sforzi di consolidamento per condurre stabilmente il rapporto fra debito pubblico e Pil su un percorso discendente». La bacchettata al nostro Paese è evidente.
Lungi dal recepire il grido lanciato dall’elettorato italiano il 4 marzo, l’Europa continua a tracciare una strada fatta solamente di numeri, tabelle e avvertimenti: una strada ben distante dall’Italia reale, dalle sue esigenze, dal suo bisogno di slancio, respiro, cambiamento. Il Paese ha chiesto a gran voce di rivedere la riforma pensionistica del 2011, che alle persone – quelle in carne ed ossa – costa cara: «la revisione della legge Fornero avverrà entro l’anno», ha spiegato la settimana scorsa il vicepremier e ministro degli Interni Matteo Salvini, aggiungendo che «aspettiamo che i ministri abbiano gli uffici e poi cominciamo a smontare la legge Fornero con l’introduzione della quota 100» per andare in pensione.