di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Proviamo a mettere in ordine i conti (dell’Istat) per capire cosa sta accadendo nel Belpaese. Nel primo trimestre 2018 l’indebitamento delle Amministrazioni Pubbliche è sceso dello 0,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con un conseguente calo dell’incidenza del deficit sul Pil. Bene, si dirà. Il dato positivo, però, non dipende da una riduzione della spesa (che è invece aumentata dello 0,2% senza essere peraltro riqualificata), quanto da maggiori entrate (+1,3%) che bilanciano, in positivo, i saldi.  La notizia, quindi, diventa materia da addetti alla ragioneria e non impatta in alcun modo sulla vita delle persone.
Sempre l’Istat ci dice che nonostante l’incremento delle entrate, nello stesso periodo, la pressione fiscale è diminuita, sebbene di solo “zerovirgolaqualcosina”. Una riduzione imputabile, però, alla crescita del Pil e non a un’effettiva riduzione delle tasse. Quindi, anche in questo caso, si tratta di un “effetto ottico” e non c’è stato alcun miglioramento delle condizioni di “spremitura” degli italiani da parte del fisco.
L’Istituto di statistica registra, inoltre, una diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie (-0,2%). Famiglie che spendono qualcosina in più in consumi, facendo leva, però, sui risparmi. “Tutto va ben, madama la marchesa”: tranne che ci sono 5 milioni di poveri, che cresciamo al ritmo delle lumache, che i lavoratori faticano sempre più ad arrivare a fine mese e che la maggior parte dei giovani si devono accontentare di lavoretti. E mentre molti dei nostri ragazzi più qualificati sono andati all’estero in cerca di condizioni professionali migliori, abbiamo accolto masse d’immigrati “poco qualificati” destinati, come ci ricorda sempre l’Istat, a ingrossare le fila dell’esercito dei nostri poveri.
Molti di quelli che oggi fanno le “predicozze” sui populisti al governo, sono quelli che propinavano le ricette economiche e sociali che ci hanno portato alla situazione attuale.  Quali riforme effettivamente riuscirà a fare il “governo del cambiamento” lo sapremo strada facendo. Abbiamo fiducia ma siamo anche pronti a cambiare opinione. Nel frattempo, prendiamo atto, che qualche risultato è stato portato a casa: si sta mettendo uno stop al business dell’immigrazione e l’Italia ha recuperato voce tra i partner europei. Vi pare poco? A noi no.