Ormai non c’è più religione. Pur senza richiamare il precetto del ricordarsi del santificare le feste, secondo le stime della Cgia di Mestre, il Primo maggio saranno in 688mila a lavorare nel settore alberghiero più altri 579mila nel commercio. Se, in alcuni settori, l’attività lavorativa appare rientrare in una certa logica, in altri casi, in particolare nella grande distribuzione, non si individua immediatamente la necessità di stare aperti. Davanti alle proteste del sindacato, si va quindi in ordine sparso, con alcuni marchi come Esselunga, Carrefour e Coop che hanno deciso di stare chiusi ed altri che, viceversa, hanno deciso di stare aperti anche il giorno della Festa dei lavoratori, forti della normativa introdotta con il governo Monti che ha assicurato la liberalizzazione delle aperture delle attività commerciali. In questo scenario, pure da parte datoriale ci si interroga sul da farsi, visto che i consumi sono nel frattempo calati.