di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Il Consiglio dei ministri riunitosi ieri ha approvato il decreto legge che proroga i tempi di vendita di Alitalia rispetto alla data prevista del 30 aprile. Slitta di sei mesi la procedura di cessione dell’ex compagnia di bandiera, posticipata, quindi, alla fine di ottobre. Prorogato anche il termine del rimborso del prestito ponte da quasi un miliardo di euro che il governo accordò ad Alitalia tra maggio e ottobre 2017, che dovrebbe essere restituito a partire dal prossimo 15 dicembre e sul quale pende un’indagine della Ue per verificarne la legittimità nell’ambito delle norme su concorrenza e aiuti di Stato. Indagine che comunque non ha impedito la proroga dei tempi di cessione della compagnia – i prestiti di salvataggio non potrebbero superare la durata temporale di sei mesi – con la conferma, comunque, da parte del ministro Calenda che il tutto sia avvenuto nell’ambito di uno stretto coordinamento con Bruxelles. Una decisione in ogni caso inevitabile, motivata dallo stallo politico, che finora ha impedito la formazione del nuovo governo e che al momento non lascia presagire una facile e soprattutto rapida soluzione. Senza un governo con pieni poteri è difficile, infatti, poter negoziare le sorti di Alitalia, visto che allo stato attuale siamo di fronte a tre proposte di acquisto: quella della compagnia tedesca Lufthansa, quella della cordata guidata Easyjet, di cui fanno parte anche Air France-Klm, Fondo Cerberus e Delta, ed infine quella del vettore low cost ungherese Wizz Air. Offerte diverse fra loro e da valutare con attenzione in termini di affidabilità dei piani industriali proposti, dal punto di vista dimensionale ed economico, verificando quali siano gli orientamenti in termini di continuità aziendale, sia  nella salvaguardia delle destinazioni aeree che della tenuta occupazionale. Ci troviamo quindi in una fase particolarmente delicata, per cui nonostante il prolungamento dei termini per la restituzione del prestito e per la cessione della compagnia, è necessario l’intervento del nuovo esecutivo per poter affrontare in maniera più efficace la mediazione. Questa fondamentale vertenza industriale deve essere risolta con l’intervento di un governo nella pienezza delle sue funzioni e tramite una trattativa sindacale volta a salvare l’occupazione nella sua integrità, valutando un acquirente che possa garantire solidità e continuità ad Alitalia e ai suoi dipendenti. L’Italia è un mercato molto appetibile per tutti i potenziali acquirenti ha continuato ma non possiamo dimenticare che Alitalia rappresenta un asset strategico per il sistema Paese. Va mantenuta la sua interezza operativa e soprattutto vanno tutelati gli 11.600 dipendenti. Ad un anno dall’avvio dell’amministrazione straordinaria ancora non sappiamo quale sarà il destino dell’aviolinea tricolore e dei suoi lavoratori.