di Caterina Mangia

«Di’ un po’ paisà, è un buon bisinis?»
«Ottimo! Ottimo! I soldi nella fontana ce li buttano tutti, e poi ogni tanto la fitto alle case cinematografiche, ci girano le pellicole qua».
A quasi sessant’anni dall’uscita del film “Totò Truffa 62”, la celebre pellicola in cui il principe della risata, nelle vesti di un imbroglione, riusciva a vendere la Fontana di Trevi all’italoamericano Decio Cavallo, si può ancora affermare che il famoso monumento rappresenta un “bisinis”, un business.
Ammonta infatti a circa un milione di euro all’anno la mole di monetine che turisti, innamorati, bambini, ragazzi e sognatori lanciano nella Fontana esprimendo un desiderio: finora i soldi erano destinati alla Caritas di Roma, che li utilizzava per aiutare bisognosi e senzatetto, mentre dal primo di aprile potrebbero essere assegnate al Comune di Roma.
Secondo il Corriere della Sera, una memoria della giunta capitolina firmata a ottobre 2017 dal vicesindaco Luca Bergamo e dall’assessore alla Comunità solidale e Scuola, Laura Baldassarre, dispone che il maxi gruzzolo di monetine finisca al Comune per sostenere «progetti di assistenza e solidarietà». La Caritas finora ha intrapreso la strada del “no comment”, almeno «fino a quando non ci saranno comunicazioni ufficiali».
Una cosa resta importante: che i soldi gettati nella fontana siano destinati all’aiuto dei più deboli, senza che vengano rubati o sottratti dai “Totò” di turno.