di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

La paralisi della Capitale d’Italia e di altre città, da Nord a Sud, che hanno fortemente, più del dovuto, risentito dei disagi prodotti dalla perturbazione arrivata dalla Siberia, il Burian, è l’emblema dell’arretratezza infrastrutturale della nostra nazione. Uno dei primi Paesi industrializzati al mondo, uno dei Paesi fondatori dell’Unione europea, una meta turistica per eccellenza nel mondo, il Made in Italy sinonimo di qualità: non è ammissibile quanto accaduto e quanto ancora sta accadendo in questi giorni a causa del maltempo.
L’evento atmosferico, indubbiamente eccezionale per intensità ed estensione, era stato previsto e avrebbe dovuto portare “chi di dovere” a premunirsi in tempo: ecco perché,a Roma ma non solo, la paralisi dei mezzi pubblici su gomma ha dell’incomprensibile, ma diventa ben poca cosa rispetto alla paralisi dei treni, dovuta alla mancanza o al cattivo funzionamento delle resistenze elettriche (le “scaldiglie”) che servono ad evitare la formazione di ghiaccio sugli scambi ferroviari (a Termini ce ne sono ben 300), circostanza che ha reso necessario l’intervento degli operai e ha paralizzato  Termini, che a sua volta ha provocato un inevitabile quanto perverso effetto domino per le stazioni di altre città d’Italia.
I ritardi dei treni hanno raggiunto picchi di 8 ore, altri treni invece non si sono proprio mossi. Per non parlare degli aeroporti, impossibili da raggiungere sebbene funzionanti, ma anch’essi, in primis Fiumicino e Ciampino, hanno accumulato notevoli ritardi. Danni incalcolabili che sono già ricaduti e andranno a ricadere sulla cittadinanza, visti gli ingenti rimborsi che dovranno affrontare gli operatori del trasporto pubblico e il Comune di Roma.
È abbastanza chiaro dal breve e frammentario rapporto appena illustrato, perché da dire ci sarebbe molto di più, che le colpe di questa grave situazione sono diffuse. Accade però troppo spesso che in questi casi nessuno si assuma le responsabilità, secondo le proprie competenze o i propri obblighi. Anzi, di solito si gioca allo scaricabarile. Solo che non funziona così, almeno nella testa della gente. A un passo dalle elezioni e alla luce della disaffezione dei cittadini dalle istituzioni e dalla politica, le conseguenze di queste giornate segnate dalla neve e dal freddo rappresentano l’ultimo colpo di grazia ad una classe dirigente e ad una politica che, soprattutto negli ultimi anni, o non ha amministrato o ha amministrato male. Non è una nuova forma di qualunquismo, è il comune sentire delle tante persone che sono dovute uscire di casa, delle lavoratrici e dei lavoratori che in questi giorni non sapranno come fare con la chiusura delle scuole, degli anziani che per evitare malanni e scivolate saranno costretti a chiudersi in casa, dei precari che non potranno addurre alcuna giustificazione e dovranno comunque recarsi al lavoro per non rischiare il posto.