Ancora un fondo ed ancora un allarme rosso sull’occupazione. Continua infatti la corsa ad accaparrarsi i marchi del made in Italy, con tutto quello che ne consegue in termini di lavoro e di valorizzazione della produzione, soprattutto se, come in questo caso, il possibile acquirente è un soggetto finanziario che poco conosce il settore nel quale si prepara ad entrare. L’ultimo caso, in ordine di tempo, è quello de La Perla, un marchio molto conosciuto ed apprezzato nella moda intima di qualità. Un soggetto che occupa 1.500 dipendenti, soprattutto nel bolognese, dove lavora il 43% del totale degli occupati. È evidente la preoccupazione che traspare dai lavoratori. Secondo alcune anticipazioni, la proprietà rappresentata dalla famiglia Scaglia sarebbe intenzionata a cedere il marchio al fondo Sapinda, molto attivo nel settore immobiliare, ma decisamente poco avvezzo alla lingerie di alta gamma, qual è La Perla. Davanti a questo scenario, si ripropongono gli interrogativi che avevano accompagnato la precedente trattativa che la proprietà aveva intavolato con la cinese Fosun, questa sì molto presente nel settore dell’alta moda e del lusso. Il primo rischio da scongiurare è quello di ogni ipotesi di delocalizzazione della produzione con l’aggiunta, nel caso di Sapinda, di una verifica della corretta gestione del fondo, in passato oggetto di accertamenti da parte degli organismi deputati.