di Cecilia Pocai

Il numero degli occupati torna a salire, superando il livello di 23 milioni di unità, ma torna a crescere anche il tasso di disoccupazione che sale all’11,3% a luglio, con un aumento di 0,2 punti percentuali rispetto a giugno, con quella giovanile che si attesta al 35,5% (+0,3 punti).
Secondo l’Istat il numero degli occupati sarebbe tornato quasi ai livelli del 2008, ma questo di certo non significa che stiamo cavalcando l’onda della ripresa vista l’evidente crescita del numero di disoccupati, soprattutto giovani.
L’aumento della disoccupazione, infatti, si accompagna a una crescita degli occupati grazie all’aumento delle persone attive nel mercato, ovvero chi si mette alla ricerca di un lavoro, ed è questo che fa crescere il tasso di disoccupazione, cioè il numero di persone che sono a caccia di un impiego ma non lo trovano. Sebbene tocca il minimo storico il tasso degli inattivi, che scende al 34,4% (-0,3%), resta il fatto che per molti, soprattutto i giovani, un’occupazione stabile resta ancora un miraggio.
Inoltre, l’aumento della disoccupazione nell’ultimo mese coinvolge esclusivamente le donne (+4,6%) a fronte di una stabilità tra gli uomini e l’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari al 9,5% (cioè poco meno di un giovane su 10 è disoccupato). Tale incidenza risulta in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto a giugno.
C’è da aggiungere poi che andrebbe analizzata anche la componente degli occupati, perché stiamo parlando di forme di precariato che di certo non contribuiscono ad un rilancio del mondo del lavoro in Italia.
Allo stato di fatto, dunque, è evidente che nel nostro Paese la voglia di trovare un lavoro non manca, eppure senza investimenti sulle politiche attive e un cambio di rotta anche da parte delle imprese, per tanti continua a rimanere un obiettivo difficile da raggiungere.
Forse è troppo presto per parlare di una “fase di espansione occupazionale”.