C.P.

La Commissione Europea bacchetta nuovamente la Gran Bretagna. Sui piani per il divorzio dall’Europa la strada sembra ancora in salita: a solo poche ore dalla riapertura della terza fase dei negoziati, il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha dichiarato infatti che nessuno dei documenti presentati dalla Gran Bretagna lo ha davvero soddisfatto. “C’è un enorme numero di questioni che resta da risolvere” ha detto. “Non si tratta solo della questione delle frontiere” con l’Irlanda del Nord, “un problema serio sul quale non abbiamo risposte definitive – spiega – ma anche lo status” dei cittadini “deve essere più chiaro”. Junker ha puntualizzato che non ci saranno negoziati sulle future relazioni tra Ue e Londra prima della soluzione delle questioni che riguardano il divorzio, regolato dall’articolo 50. “Non si possono mischiare. Non ignoro che ci siano delle parziali intersezioni tra le due dimensioni” ha detto, ma Consiglio e Commissione europea sono stati “ultrachiari, prima di affrontare il futuro” occorre sistemare le questioni individuate come prioritarie.
Una linea che era stata già ribadita ieri da Michael Barnier, capo negoziatore Ue, alla ripresa dei negoziati. “Abbiamo letto i documenti molto attentamente, ma abbiamo bisogno di tutte le posizioni della Gran Bretagna su tutte le questioni” ha detto, esortando il governo inglese a trattare seriamente e insistendo sulla necessità di risolvere i tre problemi principali con tutti i loro aspetti tecnici prima di passare a questioni commerciali. Per l’Europa, infatti, sono tre i nodi da sciogliere: i diritti dei cittadini Ue residenti nel Regno Unito e dei cittadini britannici residenti nell’Unione, l’ accordo finanziario e al questione irlandese. Sul primo punto si attende ancora una posizione dettagliata da parte di Londra, mentre sul secondo c’è preoccupazione da parte di Bruxelles per il legame tracciato da Londra tra il processo di pace in Irlanda del Nord e le future relazioni tra Ue e Regno Unito. Per quanto riguarda i diritti dei cittadini, il terzo punto prioritario, restano distanze, in particolare sul ruolo della Corte di Giustizia Ue.
Dal canto suo, David Davis, il ministro inglese responsabile della Brexit, ha insistito sulla necessità che la risoluzione di questi problemi venga trattata in parallelo con la questione dei rapporti commerciali. “Vogliamo chiudere i punti su cui c’è accordo, sciogliere le aree in cui non concordiamo e fare ulteriori progressi su tutte le questioni. Ma questo richiederà flessibilità e immaginazione da entrambe le parti”.
Nel frattempo, però, gli effetti della Brexit continuano a farsi sentire: secondo un sondaggio condotto della Kpmg, circa 1 milione di cittadini Ue che lavorano nel Regno Unito pensano, o già progettano, di lasciare il Paese dopo la Brexit. Una vera e propria “fuga di cervelli”, la definisce la stampa britannica, che rischia di danneggiare i settori chiave per il paese.