di A.D.

L’Italia è la penultima in Europa per l’occupazione dei giovani, e solo la Grecia, in piena crisi del debito sovrano, fa peggio. Se poi si considera la fascia dei giovani fra 25 e 29 anni che, finiti gli studi,  dovrebbero entrare nel mondo del lavoro, il nostro Paese è addirittura ultimo in classifica.
E’ Eurostat a confermare che la questione giovanile in Italia è un macigno che pesa sulla crescita del Paese, e non riusciranno neppure a scalfirlo gli sgravi limitati e temporanei ipotizzati dal governo per la prossima manovra.
Secondo l’istituto di statistica europeo, il nostro Paese ha bisogno di una vera “scossa”: anche se la percentuale di giovani italiani che lavorano è cresciuta “leggermente” sull’anno, resta comunque “di quasi venti punti inferiore alla media europea”; nel 2016, infatti, solo il 29,7% delle persone tra i 15 e i 29 anni era occupato nel nostro Paese, a fronte del 48,2% nell’Ue a 28. Dal 2008 al 2016, c’è stato un vero e proprio “crollo dei giovani al lavoro” in Italia: l’occupazione nella fascia 15-29 anni è passata dal 39,1% al 29,7%, mentre nell’UE è calata solo dal 50,9% al 48,2%.
Se poi si considerano i giovani fra 25 e 29 anni, in Italia lavora solo il 53,7% di questi giovani, mentre nell’Ue il 73,2%; “il dato – spiega Eurostat – risente del basso tasso di occupazione femminile con appena il 46% delle donne tra i 25 e i 29 anni che lavorava nel 2016 (in crescita sul 2015) a fronte della media Ue al 68%”.
Anche Eurostat segnala che in Italia la laurea non paga: nella fascia di età tra i 25 e i 29 anni, solo il 52,7% dei laureati trova un’occupazione, in Europa l’80,6%. Il divario occupazionale si riduce per chi ha un livello di istruzione più basso:  in Italia lavora il 48,3% dei giovani con un titolo fino alla terza media a fronte del 54% della media Ue.